Napolitano si astiene: "La mia porta è sempre aperta ma non tiratemi in ballo"

Il presidente della Repubblica risponde all’invito dell’opposizione: c’è uno scontro politico evidente sulle decisioni prese, ma è materia che non compete al Quirinale

Napolitano si astiene: "La mia porta è sempre aperta ma non tiratemi in ballo"

Roma - «Le mie porte son sempre aperte», manda a dire il capo dello Stato al leader dell’opposizione, ma nessuno può «pretendere di tirare in ballo il presidente della Repubblica in materie che non corrispondano ai suoi poteri costituzionali ». Come dire: salga pure Silvio Berlusconi al Quirinale, un caffé non si nega a nessuno, masia chiaro che non si farà il minimo cenno alla vicenda Visco-Gdf o all’avvicendamento tra il general Speciale e il general D’Arrigo. Per non lasciare dubbi o incertezze su questa linea, Giorgio Napolitano ha risposto ieri mattina alla lettera aperta che gli aveva indirizzato il 25 maggio il senatore diAn Alfredo Mantovano, dicendosi «stupito» che proprio un ex magistrato gli chiedesse di intervenire in una faccenda che riguardava il governo ed eventualmente la magistratura. Parlava a Mantovano perché suocera intendesse, dal momento che un po’ tutti i giornali del mattino riferivano l’intenzione di Berlusconi di chiedergli udienza per sollecitarlo sull’«emergenza democratica».

Per far totale chiarezza, nel pomeriggio il Quirinale ha diffuso una nota sulle «polemiche» sollevate dalle decisioni del Consiglio dei ministri, rilevando che «coinvolgere impropriamente la presidenza della Repubblica in una specifica questione di governo non giova a quella funzione di alta garanzia istituzionale che è propria del capo dello Stato». S’è scatenato un putiferio: dal centrodestra a pungolar Napolitano, «non può chiamarsi fuori», e dal centrosinistra a lodarne la «correttezza».

Il Presidente ha parlato ancora a sera, coi giornalisti ricevuti per la festa del 2 giugno. Ma con pacatezza e decisione ha ribadito che il caso Visco-Speciale non lo riguarda e non intende parlarne né intervenire. «Non ho mai rifiutato nessuna udienza: quando mi si è chiesta, ho sempre aperto le porte, che sono sempre aperte a tutti», ha spiegato Napolitano colloquiando nei giardini del Quirinale. E ancora: «C’è uno scontro politico, mi pare chiaro, sulle decisioni prese» dal governo sul caso Visco-Gdf, «si tratta di posizioni ovviamente legittime, tutte le posizioni politiche lo sono, anche le più critiche, e senza dubbio si confronteranno nelle sedi appropriate». Ma ecco il non possumus di Napolitano: «Naturalmente si tratta di decisioni prese dal governo nella sfera delle sue esclusive competenze e attribuzioni. Pretendere di tirare in ballo il presidente della Repubblica in materie che non corrispondono ai suoi poteri costituzionali, è improprio. Io, naturalmente, ascolto tutti. Sono aperto a qualsiasi riflessione sullo stato delle istituzioni e sul futuro del paese».

La reazione di Mantovano è giunta veloce e piccata. Ha rimproverato a Napolitano di aver scritto a Piergiorgio Welby «sollecitando le Camere a intervenire», di aver pungolato governo e regioni «in tema di rifiuti». Ed ora, lui che è «capo supremo delle forze armate e presidente del Csm», si lava le mani «della correttezza e del buon andamento istituzionale»? Non è il solo Mantovano ad essere insorto. Pure Francesco Cossiga ha subito dichiarato che in questa occasione Napolitano «sarebbe più credibile» se normalmente «parlasse on po’ di meno e s’impicciasse un po’ meno di politica». Ma dalla Lega Roberto Castelli ha tuonato che «in una vicenda così delicata» come questa, «Napolitano non può chiamarsi fuori: siamo di fronte ad un grave vulnus democratico». Da An, Gianni Alemanno insiste: quello della lealtà istituzionale tra vertici militari e governanti, dovrebbe «essere la principale preoccupazione del nostro capo dello Stato». Se lo tirano per la giacchetta dal centrodestra, figurarsi dal centrosinistra. Napolitano «è il garante di tutto il paese e non è assolutamente accettabile coinvolgerlo nella polemica politica a seconda di interessi di parte», difende Clemente Mastella. Dal Quirinale è scesa «una lezione di sobrietà che non va dimenticata», ammonisce Alfonso Pecoraro Scanio sollecitando la Cdl a «non avvelenare ulteriormente il clima». Anche il nuovo partner del Pd, Marco Follini, dice che il messaggio di Napolitano «non fa una piega», stia attenta l’opposizione a non «sfibrare ancora di più il tessuto delle nostre istituzioni». «Deve essere raccolto l’appello di Napolitano», ha esortato Piero Fassino.

Pur se a tarda sera, da Forza Italia, per voce del vicecoordinatore Fabrizio Cicchitto è giunto quel che sembra un invito a non coinvolgere il Quirinale nelle polemiche: «Il ruolo del presidente della Repubblica è in primo luogo di garanzia».

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