Natasha Korsakova, violinista in giallo

A colloquio con la musicista russa, in concerto stasera con il pianista José Luis Gallardo

Natasha Korsakova, violinista in giallo

Carlo Faricciotti

La violinista russa Natasha Korsakova e il pianista José Luis Gallardo suonano stasera alle 20.45 ad Asolo (Treviso), Chiesa di San Gottardo, nel quadro della seconda edizione degli Incontri Asolani, in calendario fino all’11 settembre.
Signora Korsakova, dire che lei ha la musica nel sangue non è una metafora, visto che discende da Nikolaj Rimskij-Korsakov, uno dei maggiori compositori russi dell’Ottocento...
«È vero, anche se in realtà i documenti sono andati dispersi e quindi non è possibile stabilire una netta linea di discendenza. Quel che è certo è che già il mio bisnonno era musicista, come mio nonno, primo violino dell’Orchestra della Radio di Mosca, e mio padre Andrei, anche lui violinista».
Che programma eseguirete questa sera, lei e Gallardo?
«Da sola, suonerò la Ciaccona di Bach. In duo con Gallardo, la Sonata opera 30 numero 2 di Beethoven, la Sonata di Ravel, il Romancero Andaluso di Sarasate e il Gran Tango di Piazzolla».
Manca la musica contemporanea...
«Amo molto la musica contemporanea, soprattutto Maderna, Ligeti, Schnittke, ma mi rendo conto che il pubblico ha più difficoltà ad accettarla, non ha ancora l’orecchio “educato” a essa come con Mozart, Beethoven, Brahms e gli altri classici».
Quali sono i suoi compositori preferiti?
«Mozart e Gershwin. In apparenza sono agli antipodi, ma ambedue sono musicisti pieni di energia, di spirito vitale, di comunicativa. Entrambe hanno scritto per il teatro ed entrambe si sono dovuti confrontare con il “mercato”, con il pubblico, i suoi gusti e le sue esigenze».
Oltre che interprete, lei è anche compositrice?
«Sì, ma con altri strumenti. Sono una scrittrice di gialli. Fino a oggi ho pubblicato due racconti, due anni fa, in Germania e in Austria.

E ora sto lavorando, quando ci riesco, a un romanzo vero e proprio, una crime-novel sempre ambientata nel mondo della musica e dei musicisti, in Italia».
A chi si ispira, quando scrive?
«Allo svedese Henning Mankell, il creatore dell’ispettore Wallander».

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