Caccia al bottino dei trafficanti di migranti: lo zaino con un milione di euro

La barca a motore che è naufragata a pochi metri dalla riva trasportava quasi duecento extracomunitari, di cui trenta bambini

Caccia al bottino dei trafficanti di migranti: lo zaino con un milione di euro

Oltre all’orrore per le tante vite dei migranti spezzate in mare nel viaggio della disperazione terminato in tragedia nelle vicinanze della costa di Steccato di Cutro, resta l’amarezza di dover fare i conti con la mercificazione degli esseri umani, diventati strumento di lauto guadagno per coloro che organizzano le traversate e per gli scafisti. Salire su un barcone costa a un adulto 8mila euro, mentre i minori pagano la metà, 4mila euro. La barca a motore che è naufragata a pochi metri dalla riva trasportava quasi duecento migranti, di cui trenta bambini. Le vittime del mare sono ottantotto, tra i morti anche uno degli scafisti.

Il malloppo sparito

Facendo due conti, quella zavorra partita da Smirne, che ha galleggiato sull’acqua fino a spezzarsi a pochi metri dalla costa, aveva un valore complessivo di oltre un milione e mezzo di euro, una somma enorme racchiusa in uno zaino nero. A testimoniare che quel denaro aveva viaggiato con loro sono stati gli stessi sopravvissuti, i quali hanno riferito che il sacco era nascosto sotto il divano dove sedeva uno degli scafisti. In quel contenitore rudimentale erano sistemate a mazzetti le banconote. Gli inquirenti, però, non sono riusciti a ritrovare lo zaino, né in mare né sulla spiaggia, anche se sono convinti che le testimonianze del profughi sono credibili.

In fuga con i soldi

Molto probabilmente i soldi sono in mano all’unico scafista che è riuscito a scappare facendo perdere, almeno per il momento, ogni traccia. L’uomo è un siriano che ha sulle spalle un mandato di cattura europeo ed è l’unico che è sfuggito alla cattura. Gli altri quattro sono stati arrestati, mentre il quinto, come già accennato, è morto annegato insieme ai tanti migranti. Secondo gli investigatori il fuggiasco dovrebbe essersi rifugiato nel nord Europa, in Germania o in Olanda, grazie all’aiuto dell’organizzazione dei trafficanti di extracomunitari.

Il racconto di uno degli scafisti arrestati

I giudici, intanto, stanno interrogando gli scafisti finiti in manette.

Ieri è stato il turno del minorenne Khan Amrin che ha conferito con il giudice per le indagini preliminari nel corso dell’incidente probatorio. “Mi sono salvato salendo sopra un legno ho nuotato mezz’ora e quando sono arrivato a terra non c’erano ancora i carabinieri”. Sono queste le dichiarazioni del ragazzo riportate dal Corriere della Sera.

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