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Stadio Maradona, ospedali e carceri: cosa può succedere con l'allerta rossa per i Campi Flegrei

L’allerta arancione per i Campi Flegrei provocherebbe una serie di conseguenze, anche pesanti, per la popolazione e il territorio. Senza tralasciare i costi per le casse dello Stato

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Il passaggio di allerta dal "giallo" all’"arancione" nell’area dei Campi Flegrei non è uno scenario di poco conto. Perché non solo verrebbe stravolta la vita di centinaia di migliaia di persone ma la decisione avrebbe un impatto anche sul tessuto economico di quel territorio e sulle casse dello Stato. Partiamo da un punto fondamentale evidenziato questa mattina dal ministro della Protezione civile e del Mare, Nello Musumeci, in audizione davanti all'VIII commissione Ambiente della Camera nell'ambito dell'esame del disegno di legge di conversione del decreto legge 140 su misure urgenti per il rischio sismico legato al fenomeno del bradisismo dei Campi Flegrei.

Musumeci ha affermato di non avere elementi per dire se si passerà e quando dal livello giallo a quello arancione in quanto questa eventualità non è di sua competenza. "Abbiamo istituito la Commissione grandi rischi proprio perché l'organo di governo deve ascoltare il mondo scientifico", ha spiegato il ministro che ha aggiunto che "non è mio compito né del Parlamento decidere sul passaggio da giallo all'arancione io dico solo: prepariamoci a convivere con questo rischio".

Il piano di evacuazione per rischio vulcanico, messo a punto già da diversi anni dal dipartimento della Protezione civile nazionale, prevede un contributo economico da parte dello Stato per tutti coloro che si spostano in modo spontaneo e con mezzi propri dalle loro abitazioni. Nel documento si spiega che le persone "potranno trasferirsi presso una sistemazione alternativa ricevendo un contributo economico da parte dello Stato". A quanto ammonterebbe il contributo? Ad oggi, spiega il Corriere del Mezzogiorno, non ci sono risposte. Bisogna tener conto che i Comuni inseriti nella cosiddetta "zona rossa" sono sette (incluse anche alcune Municipalità di Napoli), per un totale di circa 500mila abitanti. Numeri di una certa rilevanza. Un nuovo livello di allerta potrebbe costare molto. Se il passaggio ci dovesse essere, dove si prenderanno le risorse necessarie?

L’innalzamento del livello di allerta provocherebbe effetti anche su molte strutture pubbliche. Nell’area flegrea dovrebbero essere sgomberati ospedali, carceri e case di cura. Non stiamo parlando solo di quelle che si trovano a Pozzuoli ma anche in alcuni popolosi quartieri di Napoli. Sarebbero costretti ad essere trasferiti, ad esempio, i pazienti del "Santa Maria delle Grazie" di Pozzuoli, dell’ospedale "San Paolo" di Fuorigrotta e del "Fatebenefratelli" di Posillipo. Andrebbero trasferiti anche i detenuti dell’istituto penitenziario minorile di Nisida e le detenute del carcere femminile di Pozzuoli. Solo in questo ambito sarebbero circa 3500 persone le persone coinvolte. Conseguenze anche sul mondo sportivo. Il quartiere napoletano di Fuorigrotta rientra nella cosiddetta zona rossa. Qui, va ricordato, sorge lo stadio Maradona. La squadra partenopea dove giocherebbe?

Persone, strutture ma anche i beni culturali sarebbero loro malgrado coinvolti nel piano di evacuazione. I tesori storico-architettonici ed artistici andrebbero messi in sicurezza. Su questo fronte stanno lavorando da tempo gli esperti ministeriali ai quali il ministro Sangiuliano ha affidato l’incarico. Si potrebbe ipotizzare di creare delle "barriere" per difendere buona parte dei tesori antichi. In alcuni casi, invece, ciò che si può trasportare verrebbe custodito in depositi lontani. La speranza di tutti, ovviamente, è che la situazione nei Campi Flegrei non richieda il passaggio all’allerta arancione.

Le parole di Musumeci

Parole tranquillizzanti Musumeci le ha spese al termine dell'incontro a Palazzo Chigi che ha visto attorno al tavolo tutti i sindaci dell'area interessata, i vertici di Ingv e commissione Grandi Rischi e il capo del Dipartimento di Protezione Civile, Fabrizio Curcio, riuniti in un confronto definito "sereno, costruttivo e responsabile". Il ministro ha annunciato che sui Campi Flegrei "resta l'allerta gialla" e lo scatto a quella arancione "non è all'orizzonte". "La Commissione grandi rischi – ha proseguito - è chiamata per affrontare" e tirare le fila di quel che accade nell'area interessata e "dichiara di mantenere l'allerta gialla", pur intensificando le "esercitazioni sui luoghi interessati". Gli esperti, nello specifico, sostengono "che il sisma si stia evolvendo, ma in questo momento l'allerta gialla è ampiamente confermata".

Musumeci ha sottolineato che "il mondo scientifico purtroppo non ha certezza assoluta di fronte a eventi della natura". "La zona è ballerina, ma siamo relativamente tranquilli", perché "possiamo tenere sotto controllo quel territorio in tutte le sue manifestazioni". Il ministro ha, inoltre, annunciato che è stata definita "la zona rossa legata al rischio bradisismo" nei Campi Flegrei e "coinvolge circa 85 mila persone e 15 mila edifici". "Continuiamo a lavorare- ha proseguito- per intensificare le esercitazioni di Protezione civile e avviare nei prossimi giorni la ricognizione della vulnerabilità degli edifici pubblici e privati nell'area rossa".

Musumeci ha inoltre evidenziato che la zona insiste su parte del comune di Pozzuoli, parte di Bacoli e parte della città metropolitana di Napoli, come la pianura di Posillipo. Il ministro ha anche annunciato il via libera al piano di comunicazione che"sarà pronto il 27 novembre". Il piano, che sarà redatto dalla Regione Campania in stretta collaborazione con la Protezione Civile, "dovrà coinvolgere la popolazione scolastica. In quell'area ci sono circa 125 istituti".

Vi è poi la questione degli ospedali che, in caso di allerta arancione, dovrebbero essere evacuati, con i pazienti che dovrebbero confluire al Cardarelli di Napoli. La struttura, però, rischia di “non reggere” ad un flusso di ricoveri così elevato.

"A Tokyo quando scatta l'allerta arancione vengono evacuati 18mila pazienti. Se lo fanno i giapponesi, perché non potremmo farcela noi italiani?", ha infine risposto il ministro a margine della tavola rotonda a Palazzo Chigi

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