Hannoun deve lasciare l’Italia: la legge non può farsi intimidire

La legge non è vendetta: è protezione. Chi incita alla violenza va fermato, non coccolato. L’espulsione, se le indagini confermeranno i fatti, non sarà una punizione politica ma un atto dovuto di difesa nazionale

Hannoun deve lasciare l’Italia: la legge non può farsi intimidire
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C’è un limite che ogni democrazia deve saper difendere: quello fra la libertà di parola e l’abuso di parola. Quando il diritto si piega alla propaganda e la voce diventa strumento d’odio, la linea fra libertà e minaccia è già stata superata. Il caso di Mohammad Hannoun, rappresentante dell’Associazione dei Palestinesi in Italia, incarna oggi questo confine violato. E lo Stato non può più fingere di non vedere. Un quadro che non si può ignorare

Le autorità italiane non parlano per sentito dire, ma sulla base di fatti e atti ufficiali. Durante il question time al Senato, il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ha riferito che Hannoun, nel corso della manifestazione del 18 ottobre a Milano, avrebbe pronunciato dichiarazioni a carattere istigatorio, tanto da spingere la Questura di Milano a trasmettere alla Procura della Repubblica una notizia di reato per istigazione a delinquere.

Non è la prima volta: già nel novembre 2024, Hannoun era stato deferito all’Autorità giudiziaria per episodi analoghi, con conseguente foglio di via obbligatorio e divieto di ritorno a Milano per sei mesi. Due episodi, due provvedimenti, e una sola domanda: quante prove servono ancora perché si agisca con la dovuta fermezza? Un movimento che ha superato ogni limite.

Le piazze italiane, da Milano a Roma, da Torino a Bologna, sono state teatro di manifestazioni pro-palestinesi spesso degenerate, dove la solidarietà si è trasformata in intolleranza, odio e apologia implicita della violenza. Molte di queste iniziative non erano nemmeno autorizzate, e dunque illegali. Cartelli, cori e simboli che inneggiano all’odio non sono “opinioni”: sono sfide dirette alla legge italiana.

Non si può più accettare che, in nome di un conflitto lontano, si importi la violenza ideologica nelle nostre strade. Il diritto di manifestare non può diventare una licenza per destabilizzare. E chi guida, organizza o alimenta questi episodi deve sapere che la tolleranza istituzionale non è infinita.
La legge deve prevalere sul fanatismo sempre.

La libertà di espressione non è un lasciapassare per giustificare crimini o inneggiare alla violenza.
L’Italia è una Repubblica fondata sulla democrazia e sul rispetto, non sull’intimidazione e sull’odio etnico.

È tempo di dire chiaramente che gli ebrei non sono il male anzi sono una democrazia e che il popolo palestinese non sarà mai libero finché resterà prigioniero di Hamas, un’organizzazione che reprime, censura e uccide i propri fratelli in nome del potere. Difendere i palestinesi significa, prima di tutto, pretendere che si liberino da chi li tiene in ostaggio non giustificarne la tirannia.

Chi sfrutta il territorio italiano per diffondere messaggi divisivi, pericolosi o violenti agisce contro lo Stato che gli offre ospitalità e libertà.
E quando la propaganda sfocia in istigazione a delinquere, la risposta non può che essere una: l’applicazione rigorosa della legge, con misure di sicurezza, divieti di dimora ed espulsione. La fermezza non è odio: è dovere civile, legale e morale

La legge non è vendetta: è protezione. Chi incita alla violenza va fermato, non coccolato. L’espulsione, se le indagini confermeranno i fatti, non sarà una punizione politica ma un atto dovuto di difesa nazionale.

Ogni esitazione, ogni calcolo di convenienza, ogni paura di “urtare la sensibilità” di qualcuno sarebbe una resa alla prepotenza di chi usa la democrazia come scudo per distruggerla. Lo Stato oggi deve scegliere: o riafferma la propria autorità, o abdica di fronte a chi la disprezza.
Fermezza, legalità e rispetto per l’Italia e quello che ci vuole in questo specifico momento storico.

L’Italia non è e non deve diventare un rifugio per chi predica divisione, odio e disprezzo per le nostre leggi. Se i fatti saranno confermati, l’espulsione di Mohammad Hannoun non sarà solo giustificata, ma necessaria.

Perché la democrazia si difende anche allontanando chi la trasforma in un’arma

contro di essa. Nessun fanatismo, nessuna piazza, nessuna folla potrà mai sostituirsi alla legge.E la legge, se vuole restare credibile, deve essere applicata fino in fondo — senza paura, senza esitazioni, senza compromessi.

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