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Horto, l’Ora Etica della vicinanza

Il ristorante di piazza Cordusio a Milano, segue con convinzione una filosofia che punta sull’utilizzo di soli ingredienti prodotti a meno di sessanta minuti di distanza, secondo la cucina di territorio di Norbert Niederkofler, che detta la linea. Lo chef resident, Alessandro Pinton, propone piatti coerenti, sani ed equilibrati, ma che non dimenticano il sapore e il godimento dell’ospite

Horto, l’Ora Etica della vicinanza
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Resta il ristorante probabilmente più etico di Milano, Horto, arrampicato in cima a piazza Cordusio e con una vista sui tetti della città che trova la sua massima espressione d’estate nella terrazza. D’inverno ci si gode invece i bellissimi interni di discreta eleganza, dai materiali organici, dai colori tenui. Il menu, che si chiama L’Ora Etica, che invita i milanesi, anche quelli più affaccendati nel cuore della Milano degli affari, a prendersi una parentesi di calma e di rispetto per sé stessi e per gli altri. Ed è questo approccio, convinto e convincente, che ha convinto i signori della Michelin ad attribuire (e a confermare quest’anno per il terzo anno) la stella verde che viene attribuita ai ristoranti con progetti improntati alla sostenibilità, oltre naturalmente a quella rossa che indica la qualità e la costanza della proposta della cucina.

Il ristorante Horto nasce da un’idea di Diego Panizza, cofondatore e amministratore del ristorante, e dalla collaborazione con Norbert Niederkofler, chef tristellato dell’Atelier Moessmer di Brunico. Che nel cuore dell’Alto Adige propone la sua cucina di alta quota secondo i dettami del manifesto “Cook the Mountain”, da lui elaborato e rigorosamente seguito, mentre qui al centro di Milano si limita (si fa per dire) a valorizzare i prodotti del circondario, molto più ricco di quanto si tenda a pensare. L’Ora Etica infatti vuol dire che qualsiasi ingrediente usato in cucina arriva da produttori che si trovano a un massimo di sessanta minuti di viaggio da piazza Cordusio.

Lo chef Alessandro Pinton, che ha rilevato il testimone da Alberto Toè, che ha guidato il progetto nel suo “start”, è giovane (abbondantemente under 30) ma bravissimo ed estremamente concentrato. Coadiuvato dal sous-chef Manuele Garello realizza con la sua “boy band” piatti coerenti, etici, sani, equilibrati da un punto di vista nutrizionale e organolettico, ma anche ben ricchi di sapore, il che non è certamente scontato. Il locale mi è apparso, nella mia recente visita caduta a più di un anno dalla precedente, ancora più focalizzato e interessante.

Tre i menu proposti. L’Ora Etica, come detto, è il percorso principale: sette pietanze più qualche coccola a 185 euro (e un abbinamento alcolico, volendo, a 100 euro). Da L’Ora Etica è un percorso più ristretto focalizzato in questa stagione sulla selvaggina (cinque portate a 160 euro, con pairing a 80 euro). Infine c’è il percorso vegetariano, che ormai molti ristoranti propongono ma che qui è particolarmente significativo: anche qui cinque portate a 160 euro, con pairing di quattro calici di vino a 80 euro.

Io, assiso sul bancone davanti alla cucina, una sorta di chef’s table che permette un dialogo incessante con Alessandro e la sua brigata, ho viaggiato sul sedile del passeggero, fidandomi completamente del guidatore. Sono partito da una serie di snack apripista (blinis di mais, prezzemolo e caviale del Ticino, cracker di lenticchie e semi di lino, pera al Campari con pastrami di maiale, croccante di legumi, e infine un recupero del pane del giorno prima con pance e teste del pesce) e dopo ho affrontato i due primi assaggi veri e propri, un Rafano con radicchio e grano saraceno che è uno schiocco di energia gustativa e poi una Barbabietola fermentata fatta cuocere alla brace con all’interno un cuore di fagioli borlotti, e accanto una rosa fatta da barbabietola marinata con agresto.

Entro nel vivo: dapprima una incantevole Lingua cotta e marinata al vino rosso, con patata alla parisienne, riduzione di latticello e ciliegia e savoiardo di patate, poi un impeccabile Risotto Carnaroli di Riserva San Massino con brodo di topinambur, ragù di topinambur e polvere delle sue bucce e bergna di lepre essiccata alla brace. Quindi una dolcissima Zuppa di cipolle di Breme con bagoss di bagolino e mais in vare consistenze e polenta e una riduzione di rosa canina.

I piatti principali: un Uovo all’occhio di bue con crema di castagne, funghi cotti alla brace, taleggio, erbette e olivello spinoso; una Anguilla in foglie di vite alla brace con le erbette degli orti di casa e riduzione di zigoli; un Fischione cotto alla brace (petto, filetto e coscetta croccante) con riduzione al vino rosso, zucca mantovana e ciliegie di Villanova sull’Arda.

Dolci affidati a piccoli assaggi, tra i quali un Sorbetto di pere di acacia, un Clafoutis di ribes con elicrisio, una Bavarese di lenticchie.

La carta dei vini è molto ricca e non punta soltanto su referenze blasonate ma va anche in cerca di etichette minori ma non per

questo trascurabili. La sala è professionale ma non dottorale, l’etica si gusta e si professa, non si insegna.

Horto restaurant, via San Protaso 5, Milano. Tel. 0236517496. Aperto dal lunedì al sabato a colazione, pranzo e cena

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