
I suoi pazienti sono spesso piuttosto restii a parlare di lei perché loro stessi - alcuni davvero noti in tutto il mondo - sono i primi a chiederle molta privacy. Quando tuttavia si riesce a strappare qualche commento sul lavoro e la professionalità del chirurgo plastico Chiara Andretto Amodeo (Voghera 1977) sono solo lodi e apprezzamenti. «Io sono molto riservata e molto poco «social» per indole - ci dice lei da subito, quando finalmente riusciamo a intervistarla – e le mie pazienti lo apprezzano molto».
E aggiunge: «Da quando nel 2006 è stata liberalizzata la pubblicità per i medici purtroppo i social sono diventati una giungla per la nostra professione, forse nessuno di noi all’inizio se lo aspettava, ma è così. Basti pensare che è possibile scrivere qualifiche che non si hanno ed è attualmente impossibile, da parte dei vari ordini (anche se delle linee guida generali esistono) controllare decine di migliaia di profili».
Si tratta di tematiche di cui al momento ci si sta occupando a livello mondiale in particolare dopo il verificarsi di episodi in cui c’è chi ha perso la vita. Ricordiamo anche in Italia i numerosi casi recenti di cronaca in cui pazienti sono decedute o hanno riportato lesioni gravi dopo interventi di chirurgia estetica eseguiti da medici non specialisti o in centri non autorizzati.
«Questo aspetto della nostra attività andrebbe assolutamente regolamentato a tutela dei pazienti e probabilmente è anche venuto il tempo di stabilire chi può fare cosa, quali titoli e competenze siano necessari per eseguire interventi di chirurgia estetica, che come ogni intervento chirurgico presentano rischi, possibili complicanze e devono essere eseguiti dopo una corretta indicazione. Attualmente nel campo della chirurgia estetica, praticamente tutti possono fare tutto» puntualizza Chiara Andretto Amodeo.
Ma di lei va detto molto altro. Mentre la intervistiamo la dottoressa sta scegliendo parte dei relatori di uno dei massimi congressi internazionali di chirurgia plastica che si terrà a ottobre a New Orleans ed è lei che sta valutando e selezionando parte delle pubblicazioni degli aspiranti colleghi partecipanti, circa tremila chirurghi provenienti da tutto il globo. Andretto Amodeo svolge questa attività perché da alcuni anni è membro - unico chirurgo plastico donna italiana - del comitato scientifico dell’«American Society of Plastic Surgeons». Per comprendere il prestigio di questa posizione basti pensare che gli altri due chirurghi italiani all’interno di questo comitato si laureavano in medicina quando la dottoressa stava terminando l’asilo.

«Dalla revisione dei lavori dei miei colleghi emerge che a livello mondiale c’è costante entusiasmo ed impegno nella ricerca in chirurgia plastica ed estetica, in termini di nuove tecniche chirurgiche, di anatomia applicata, cioè funzionale al raggiungimento di risultati migliori, diminuendo i rischi intraoperatori e le possibili complicanze e rispetto anche dell’aspetto psicologico dei pazienti, che non deve essere mai sottovalutato».
A proposito della ricerca anatomica e chirurgica da qualche mese Andretto Amodeo è finita nella «bibbia dell’anatomia», la Gray’s Anatomy, il manuale scritto originariamente dal chirurgo e anatomista britannico Henry Gray e pubblicato per la prima volta nel 1858, vero e proprio classico della medicina e da oltre 160 anni testo di studio più usato per gli aspiranti medici di tutto il mondo. Nel Gray’s Anatomy la dottoressa è presente grazie al muscolo del viso che porta il suo nome, la «Chiara’s fascia», ovvero una struttura che occupa la regione del volto al di sotto dell’occhio, nella guancia. È lei che l’ha scoperta, descritta e studiata attraverso studi «matti e disperatissimi» come avrebbe scritto il Leopardi e comunque dedicando oltre un decennio di fatiche a raccogliere prove della sua esistenza, di cui cinque anni in un dottorato di ricerca parigino nell’unità di ricerca in anatomia presso la prestigiosa École Doctorale Sorbonne Paris Cité.
La dottoressa e la sua struttura anatomica quest’anno compaiono anche in un libro tutto italiano sulla storia dell’anatomia «La mirabolante avventura dell’anatomia umana» (Rosati) insieme a colleghi illustrissimi che hanno fatto la storia dell’anatomia, come Antonio Scarpa (1752-1832) che diede il nome a un’altra struttura fasciale e Marie Francois Xavier Bichat (1771-1802) da cui prende il nome la massa di tessuto grasso, particolarmente sviluppata nel poppante, situata nello spessore muscolare della guancia, detta appunto «bolla di Bichat».
La sua professionalità di chirurgo plastico inoltre è stata forgiata in contesti altamente competitivi e meritocratici. A Versailles la dottoressa Chiara è stata allieva ed assistente di Darina Krastinova, la chirurga plastica che ha fatto la storia della maxillofacciale e in California ha avuto come insegnante e mentore, nonché costante punto di riferimento, il dottor Gregory Keller, professore ordinario di chirurgia clinica e co-direttore del corso di specializzazione in chirurgia plastica facciale all’Ucla. Di lei, dopo averla accompagnata per oltre dieci anni di lavoro, quando lo abbiamo contattato, ci ha detto: «Chiara was more passionate about her learning than any other surgeon that I have trained. She is driven to achieve excellence», ovvero «nell’apprendere è stata la più appassionata di qualsiasi altro chirurgo io abbia mai formato. Ha lo spirito per raggiungere l’eccellenza».
E in questo contesto l’apprezzamento su Chiara Andretto Amodeo di cui Keller ha valorizzato subito il notevole potenziale, acquisisce ancora più valore se pensiamo che tra gli allievi del maestro in questione c’è anche il chirurgo che ha realizzato alla Cleveland Clinic il primo trapianto di faccia negli Stati Uniti, Dan Alam. La cui «tenacia, passione e abilità» vengono paragonate senza differenza alcuna a quella che caratterizzano Chiara Andretto Amodeo. Col professore Andretto Amodeo ha codificato anche una tecnica di lifting del volto, il lifting soprafibromuscolare, in cui viene preservata la fascia da loro descritta a preservazione dei rami del nervo facciale.
Prima di lasciarci, in qualità di chirurgo plastico, ci tiene a sottolineare qualcosa su cui possiamo cominciare a riflettere: «Ricordiamoci che alcuni social come Tik Tok hanno una platea soprattutto di giovanissime e giovanissimi, che è possibile non abbiano gli strumenti per valutare correttamente quello che vedono. Alcuni possono anche non avere adeguati riferimenti in famiglia.