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"Ho guardato in faccia Unabomber, sorrideva". Francesca, mutilata a 9 anni

Il racconto di Francesca Girardi, una delle vittime di Unabomber. La giovane è convinta di aver visto il criminale poco prima che l'evidenziatore-bomba le portasse via un occhio e una mano

Turista domese rimasto ferito a Lignano Sabbiadoro (Messaggero Veneto)
Turista domese rimasto ferito a Lignano Sabbiadoro (Messaggero Veneto)

Si sono riaperte, dopo ben 13 anni, le indagini su Unabomber, il bombarolo seriale autore di numerosi atti di violenza commessi in Veneto e Friuli fra gli anni '90 e il 2000 (28 gli attentati commessi). Gli strumenti scientifici ora a disposizione degli inquirenti potrebbero finalmente portare all'identificazione del pericoloso soggetto.

C'è grande attesa da parte di coloro a cui Unabomber ha rovinato la vita, come Francesca Girardi, che oggi ha 28 anni. Francesca ne aveva solo 9 quando un evidenziatore le esplose in faccia, facendole perdere un occhio e una mano. Intervistata da Il Giorno, la giovane donna si dice felice per la riapertura delle indagini. "Per noi vittime serve la parola 'fine' a questa vicenda", dichiara.

Secondo la 28enne è molto probabile che Unabomber sia ancora vivo, che si trovi ancora in Italia. "È nascosto tra noi, sta male ed è pericoloso", afferma.

Il ricordo dell'esplosione è ancora ben presente nella sua memoria. Era il 25 aprile 2003, e lei si trovava sul Piave a Fagarè con amico. "Giocavamo attorno a un pilone del ponte sul Piave. Siamo stati lì ore e l'evidenziatore non c'era, poi ci siamo allontanati un attimo a fare merenda. Quando siamo tornati a rincorrerci ecco l'evidenziatore", racconta. Un oggetto piccolo, in apparenza inoffensivo, ma "messo in bella mostra per noi". Francesca e il suo amico non potevano pensare al pericolo. "Abbiamo fatto una gara per prenderlo e aprirlo. Purtroppo l'ho vinta io. Qualche istante prima di aprirlo, mi sono accorta di un signore che ci guardava e sorrideva. Ma non era un semplice sorriso. Ci stava dicendo: 'Io so qualcosa che tu non sai'".

Quell'uomo potrebbe proprio essere stato Unabomber. Francesca è sicura di questo, e riesce a dare un descrizione: "Aveva pochi capelli brizzolati, sembrava un 'giovane anziano' ma era 'giovane', aveva occhiali con lenti degradate e una camicia hawaiana. Se ci ripenso, lo rivedo tuttora, con le mani in tasca". Anche all'epoca Francesca provò a fornire agli inquirenti una sorta di identikit, ma era troppo piccola.

Oggi la 28enne vorrebbe semplicemente chiudere questa storia. "È un pezzo del puzzle che manca. Gli farei tante domande: perché l'hai fatto? Come hai vissuto fino a oggi? Chi sei? Chi ti ha aiutato?", spiega. Riuscirebbe a perdonare Unabomber? "Se mai dovesse chiedermi scusa, forse sì. Ma non avendo un colpevole, devo solo fare i conti con la vita", afferma.

Il terribile episodio avvenuto a 9 anni le ha cambiato la vita, l'ha costretta a diventare adulta, a confrontarsi prematuramente col dolore. "Ho perso l'infanzia e imparato a vivere in un mondo difficile. Più che pensare a ciò che mi ha tolto, però, ragione su cosa mi ha regalato: grinta e forza di volontà", racconta. "Vado in bici, vado in snowboard, guido l'auto: faccio tutto. Ho imparato a vivere la mia vita nonostante tutto. Certo, ho una sola mano e tante azioni contemporanee non posso farle", aggiunge.

La famiglia è stata fondamentale per andare avanti. E adesso Francesca ha cominciato a creare dei legami anche con le altre vittime di Unabomber: "Sento Greta, Claudio, Nadia.

È strano, in effetti: perché non abbiamo mai festeggiato la vita insieme? Magari lo faremo".

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