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Quando Francesca Albanese era sullo stesso palco di Hannoun (ma diceva di non conoscerlo)

I due ebbero modo di conoscersi la scorsa estate in provincia di Como, poi l'imbarazzo della relatrice Onu che replicò alle polemiche: "Non chiedo mai il pedigree o la fedina penale per poter fare una foto"

Quando Francesca Albanese era sullo stesso palco di Hannoun (ma diceva di non conoscerlo)
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La svolta su Mohammad Hannoun è arrivata oggi: l'architetto giordano filo Hamas è infatti uno destinatari di ordinanze di custodia cautelare eseguite nelle scorse ore su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia e Antiterrorismo di Genova. Viene accusato di essere un componente di vertice della organizzazione terroristica Hamas, di avere destinato - nella raccolta di fondi indicata come avente fini umanitari per la popolazione palestinese - una parte rilevante di tali fondi (più del 71%) al finanziamento diretto di Hamas o di altre reti ramificate collegate in qualche modo alla medesima organizzazione terroristica. Su Hannoun è piovuta anche l'accusa di avere concorso a versare ben quasi 7,3 milioni di euro ad Hamas, con o senza intermediari, sottraendo questi fondi alle finalità dichiarate e alle reali necessità della popolazione civile di Gaza. Oltre ad avere tenuto dei rapporti di frequentazione con alcuni esponenti di sinistra, nel recente passato il presidente dell'Associazione Palestinesi d'Italia ha avuto modo di incontrarsi anche con Francesca Albanese.

L'occasione di questa conoscenza reciproca avvenne lo scorso 5 luglio a Lenno, in provincia di Como, in occasione di un evento dedicato all'approfondimento della situazione in Palestina - "Buio su Gaza" - organizzato da varie associazioni come Anpi Dongo e con il patrocinio del Comune di Tremezzina. Nel filmato della kermesse pro-Pal pubblicato sul sito dell'Arci si vede Hannoun introdurre la relatrice speciale per le Nazioni Unite sulla situazione dei diritti umani nei territori occupati come successiva ospite sul palco dicendo: "Tutta la solidarietà mia e vostra alla nostra amatissima Francesca Albanese, che sta dalla parte giusta e fa onore a tutti noi". Poco prima lo stesso architetto di Genova, già sospettato di essere l'uomo di Hamas in Italia, aveva sostenuto: "Anche Albanese, che verrà fra poco, è stata accusata di essere antisemita. È una falsità. Sono antisionista, siamo tutti antisionisti, il sionismo è il cancro che va smantellato". Per poi aggiungere, come se fosse tutto normale, di venire "considerato un terrorista nella black list del Dipartimento del Tesoro Usa. La mia colpa è di essere palestinese e di aiutare il popolo palestinese".

Inutile dire che la Albanese ricevette un'ovazione al suo arrivo, soprattutto a seguito della solita denuncia del genocidio israeliano mentre faceva finta che la minaccia armata di Hamas non esistesse: "Continuiamo a parlare di guerra, ma dov'è l'altro esercito? Non c'è". Ad un certo punto andò oltre: "In questo momento quello che è stato fatto ai palestinesi è un test di contenimento del dissenso, ma anche dei movimenti di popolazione che potrebbero prodursi in futuro a casa del cambiamento climatico". Immancabile anche qua il nuovo applauso. Poteva la funzionaria Onu non sapere di che personaggio si trattasse Hannoun? Qualche giornalista provò a porte questa domanda, e lei seraficamente rispose: "Io vado in giro, credo di aver fatto più di mille eventi e sono accolta dalla solidarietà della gente che mi chiede se può fare una foto con me, forse voi fareste diversamente, ma io non chiedo il pedigree o se sono incensurati, ma ora in Italia comincerò a chiederlo, perché c'è una mancanza di cultura istituzionale e politica che fa rabbrividire".

Insomma: ci sta perfettamente che, nel momento in cui la Albanese accetta l'invito a una manifestazione, ci si possa anche dimenticare "di chiedere il pedigree a quelli con cui faccio una foto". Eppure la questione non riguardava una semplice fotografia, ma il fatto di partecipare a un evento in cui lo stesso Hannoun è salito sul palco e ha parlato. E là fornì la seguente versione: "Sono stata invitata dalla mia assistente di ricerca a Lenno dopo la presentazione del mio rapporto e avevo bisogno di riposo - rispose Albanese -. Per cui ho trascorso tre giorni sul lago di Como e la gente era talmente felice che fossi lì, che le organizzazioni locali che facevano quell’incontro mi hanno chiesto di presenziare.

Se la colpa che mi viene attribuita e che non ho guardato chi c’era dietro queste associazioni, va bene, mi prendo questa colpa". Giusta una piccolissima ammissione (forse a cui non crede del tutto) di sottovalutazione del contesto.

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