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"Palestina libera", ma la maschera licenziata dalla Scala sarà risarcita: la scelta delle toghe

La dipendente, che era stata assunta con un contratto a termine, riceverà le mensilità spettanti fino alla data di scadenza dell'accordo

"Palestina libera", ma la maschera licenziata dalla Scala sarà risarcita: la scelta delle toghe
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Gridò "Palestina libera" mentre si trovava in servizio e poco prima del concerto a cui era presente anche il premier Giorgia Meloni: per questo motivo la protagonista della vicenda, una donna impiegata nel ruolo di maschera, fu licenziata dal Teatro alla Scala, oggi condannato a risarcirla per il provvedimento nei suoi confronti ritenuto non legittimo.

I fatti risalgono a domenica 4 maggio, quando era in programma un evento organizzato dall'Asian Development Bank e dal ministero dell'Economia e delle Finanze a cui presero parte l'attuale presidente del Consiglio, il ministro Giancarlo Giorgetti, il presidente dell'Adb Masato Kanda, il sindaco di Milano Giuseppe Sala e il governatore della Banca d'Italia Fabio Panetta.

Proprio poco prima del concerto dell'orchestra della Scala, diretta per l'occasione da Michele Gamba, col tenore Matteo Lippi e il soprano Mariangela Sicilia, la mascherà gridò "Palestina libera", scatenando la reazione dei vertici del celebre teatro milanese. La donna venne licenziata, ma il provvedimento fu impugnato dal sindacato Cub Informazione & Spettaolo, che puntò il dito contro la direzione, accusandola di aver agito con l'obiettivo di compiacere il governo, "offrendo la testa del ribelle", e cagionando un "restringimento degli spazi democratici".

Il contenzioso è finito nel tribunale del Lavoro di Milano, che alla fine ha dato torto alla Scala, parlando di un "licenziamento politico" e illegittimo. "Con l'assistenza dell'avvocato Villari, la lavoratrice (che aveva un contratto a termine) sarà risarcita di tutte le mensilità che intercorrono dal licenziamento alla scadenza naturale del contratto", spiega il rappresentante della Cub Milano Roberto D'Ambrosio,"e il teatro dovrà anche coprire le spese di lite".

"Lo abbiamo sostenuto fin dall'inizio che gridare 'Palestina libera' non è reato, e che i lavoratori non possono essere sanzionati per le loro opinioni politiche", precisa il sindacalista, invitando la Scala a rinnovare l'accordo con la maschera per "evitare altre cause".

Concretamente, quindi, alla dipendente andranno corrispsti 809,60 euro per ciascun mese fino a quello di conclusione del contratto, ovvero settembre, per un totale di circa 4mila euro, a cui vanno aggiunti i 3.500 euro di spese legali.

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