Pd senza vergogna: prima festeggia col partigiano stragista, poi minimizza

Il Pd di Schio finisce nell'occhio del ciclone dopo la foto con "Teppa", uno degli autori dell'eccidio di 54 persone. Ma i dirigenti provinciali "minimizzano": "I partigiani dalla parte giusta della storia"

Pd senza vergogna: prima festeggia col partigiano stragista, poi minimizza

Non accennano a placarsi le polemiche dopo che una delegazione del Partito democratico di Schio, in provincia di Vicenza, alcuni giorni fa ha festeggiato, come documentato da ilGiornale.it, Valentino Bortoloso, ex partigiano (oggi tesserato Pd) e tra gli autori dell’eccidio di Schio nel luglio 1945 in cui persero la vita 54 detenuti del carcere cittadino.

Giulia Andrian, capogruppo dem in consiglio a Schio e già candidata dal Pd alla Camera a settembre 2022, aveva pubblicato un messaggio su Facebook nel quale mostrava il gruppo politico locale in festa con “Teppa” (questo il nome di battaglia), che ha da poco compiuto 100 anni e aveva chiesto riservatezza per l’incontro. Andrian aveva ritenuto “un onore poter stringergli la mano” e “un’emozione forte la consapevolezza di aver incrociato un testimone della storia con la S maiuscola. Un orgoglio aver sentito dalla sua voce che adesso tocca a noi portare avanti i suoi ideali”. In un attimo è scoppiata la polemica e in questi giorni il Giornale di Vicenza ha raccolto le dichiarazioni di esponenti di entrambe le parti.

La protagonista del post – docente in una scuola media del territorio – ha preso le distanze dall’episodio postbellico, ma ha usato parole di stima verso uno dei responsabili di quel massacro: “Bortoloso ha pagato le sue colpe e ha intrapreso un percorso di avvicinamento ai familiari delle vittime”. Sulla stessa linea il segretario del Pd comunale, Gigi Copiello, anch’egli presente per celebrare Teppa. “Si sono festeggiati i 100 anni di una persona e sulle vicende di Schio non c'è nulla da aggiungere a quanto è già stato scritto: c'è un patto di concordia civica siglato dalla città di Schio, al quale hanno partecipato anche l'amministrazione comunale, i parenti delle vittime e le associazioni dei partigiani; c'è stato, poi, un atto firmato da Anna Vescovi (figlia del commissario prefettizio Giulio Vescovi, ucciso nell'Eccidio, ndr) e da Bortoloso alla presenza dell'allora vescovo mons. Beniamino Pizziol e anche lì sono state dette cose alle quali non c'è nulla da aggiungere”. I due membri del Pd locale si riferiscono ad un patto di concordia civica firmato da Anpi e parenti delle vittime, oltre che un accordo sottoscritto da Bortoloso insieme alla figlia dell’allora podestà Giulio Vescovi, vittima dell’Eccidio. Niente ripensamenti, dunque.

Il primo a prendere una ferma posizione contraria è stato Pierantonio Zanettin, senatore di Forza Italia. Il parlamentare vicentino dall’Adnkronos ha chiesto a Schlein di dissociarsi, anche perché certe situazioni potrebbero risultare delicate visto il periodo. “Così si rischia di alimentare ulteriori tensioni alla vigilia delle celebrazioni del 25 aprile”.

Nelle ultime ore hanno fatto sentire la propria voce anche altri politici legati alla maggioranza di governo. “Che il Pd come tutta la sinistra scledense abbia come riferimento il Teppa non mi sorprende”, afferma Alex Cioni, dirigente provinciale di Fratelli d'Italia e consigliere comunale a Schio. “È la stessa sinistra che prende a modello un'azione terroristica come via Rasella e altre azioni criminali compiute dai partigiani comunisti. Comunque sia, ho sempre creduto nella pacificazione nazionale, ma nel rispetto delle memorie di tutte le parti che si sono combattute. A quasi 80 anni dalla guerra civile sarebbe il caso di metterci una pietra sopra evitando di usare la storia come argomento di dibattito politico”.

“Visti questi comportamenti faziosi e inopportuni – è il commento di Erik Pretto, deputato leghista dell’Alto Vicentino - sembra che la ricorrenza del 25 aprile sia destinata a rimanere divisiva a causa di chi, anziché valorizzarne il significato ricercando il più possibile la costruzione di una memoria condivisa, per partigianeria tende a farne un simbolo continuo di lotta politica”.

Anche il FdI Sivio Giovine, eletto nello stesso collegio uninominale di Andrian (Bassano del Grappa), ha ricordato la data della Liberazione per fare appello al dovere collettivo. “Lasciamo ad altri le polemiche di questo tipo, a ridosso del 25 aprile, richiamando alla responsabilità di ognuno. Per noi il 25 aprile deve essere e lo è già una data che possa richiamare una effettiva pacificazione nazionale, che manca”.

Infine Valter Orsi, sindaco di Schio eletto con una lista civica, ha detto la sua sul caso che ha scosso l’opinione pubblica cittadina. “Non ritengo ne possa nascere un caso politico, se non legato ad una elezione; non si usi Schio per fare campagna elettorale per altri Comuni. È chiaro che per Schio la questione ha una valenza che non ha per altri centri, anche se il tema dell'eccidio ha una valenza superiore alla nostra città e in molti lo hanno usato come terreno di visibilità. La questione, poi, va diversificata: una cosa è portare gli auguri ad un centenario iscritto al partito, dall'altra parte c'è tutta la storia personale di questo iscritto. Andare alla festa come staff politico e pubblicarlo su Facebook, mancando di rispetto alla richiesta dello stesso Bortoloso, assume un significato diverso rispetto a portare gli auguri in modo personale; non vorrei ci fosse stata una strumentalizzazione per arroccarsi su alcune posizioni di parte”.

Luigi Dalla Via, ex primo cittadino impegnato per trovare una riconciliazione e volto noto del Pd locale, ritiene che la questione sia momentanea e poco utile. “Ho appreso l'altra sera che è esploso questo caso e ho pensato che ancora una volta si fanno dei commenti che lasciano il tempo che trovano. Non aggiungono e non tolgono nulla alla storia della città e delle persone. Dobbiamo essere umili: ci sono dei fatti che hanno un valore. Considero il patto di concordia civica una pietra miliare, di quello che è successo ora fra qualche giorno non si parlerà più”.

Per ultimo il segretario provinciale dei dem Davide Giacomin. “La guerra civile che c'è stata dopo il 1943 lasciato una ferita ancora aperta e, evidentemente, non è stato ancora possibile creare una memoria collettiva che permetta di digerire la forte conflittualità.

Ci sono state vittime da entrambe le parti, ma non dobbiamo dimenticare che i partigiani erano dalla parte giusta e lo spirito con cui bisogna guardare al 25 aprile è l'essenza di quello spirito democratico che appartiene alla Resistenza e che ha permesso di portare avanti conquiste come la libertà di espressione e di voto e tutti quei valori liberali che oggi diamo per scontati, ma scontati non sono”. Nelle sue parole di Bortoloso e dell’eccidio non c’è traccia.

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