Il Consiglio di Stato ribalta ancora una volta tutto, annullando la sentenza del Tar che la scorsa primavera aveva invalidato l'obbligo di identificazione de visu per gli ospiti di B&B e case con affitti brevi ribadito dal Viminale esattamente un anno fa: stop, quindi, alla prassi del self check-in e alle keybox, che dovranno cedere il passo a una nuova verifica in presenza da parte dei gestori di tali strutture.
Questi ultimi, pertanto, avranno nuovamente l'obbligo non solo di ricevere il documento di identità dalle mani del cliente e di trasmetterlo alle autorità di pubblica sicurezza competenti, ma anche quello di provvedere per primi a effettuare l'identificazione dello stesso, verificando che ci sia corrispondenza tra il titolare del documento e l'effettivo ospite della struttura.
La questione era sorta a seguito di una circolare datata 18 novembre 2024 e firmata dal capo della polizia Vittorio Pisani, nella quale il Viminale chiedeva una stretta sulle procedure di identificazione a causa di potenziali pericoli per la sicurezza. "Alla luce della intensificazione del fenomeno delle cc.dd. 'locazioni brevi' su tutto il territorio nazionale, legate ai numerosi eventi politici, culturali e religiosi in programmazione nel Paese, anche in vista delle celebrazioni del Giubileo della Chiesa Cattolica previsto per la città di Roma a partire dal 24 dicembre 2024 e tenuto conto dell'evoluzione della difficile situazione internazionale, emerge la necessità di attuare stringenti misure finalizzate a prevenire rischi per l' ordine e la sicurezza pubblica in relazione all'eventuale alloggiamento di persone pericolose e/o legate ad organizzazioni", si legge sul documento.
Il ministero aveva posto al centro dell'attenzione il problema dell'identificazione da remoto, con codici di apertura automatizzata e keyboxes, modalità di ricezione che "scavalca la fase dell' identificazione personale degli ospiti al momento dell'accesso alla struttura e non garantisce la verifica della corrispondenza del documento al suo portatore": ciò non soddisfaceva i requisiti previsti, dall'articolo 109 del Testo Unico delle Leggi di Pubblica Sicurezza, che obbligava invece i gestori a ricevere i documenti dall'ospite, ad attestarne l'identità e a trasmettere le generalità alle questure territorialmente competenti.
La riaffermazione di quest'obbligo, tuttavia, era stata ostacolata da una sentenza del Tar del Lazio datata 25 maggio 2025, che aveva di fatto silurato la circolare del Viminale confermando la validità del check-in da remoto. A quel punto il ministero aveva presentato ricorso, ricordando un episodio dello scorso 3 settembre, quando a Viterbo furono arrestati due cittadini turchi ospiti di un B&B in quanto trovati in possesso di armi da fuoco. Risultò allora fondamentale il contributo del gestore, il quale si insospettì per il fatto che la carta d'identità inviata tramite WhatsApp non aveva corrispondenza con il cliente ospitato nella struttura.
Il Consiglio di Stato si è quindi pronunciato, invalidando la decisione del Tar e ristabilendo il principio di identificazione in presenza. "La decisione che conferma l’obbligo di riconoscimento de visu degli alloggiati rafforza la sicurezza e chiarisce in modo definitivo le regole per tutte le strutture, comprese le locazioni brevi", spiega Matteo Piantedosi.
"La verifica diretta dell’identità tutela chi viaggia e chi vive nei quartieri più esposti e sostiene il lavoro quotidiano delle forze di polizia, è una pronuncia che conferma la linea sostenuta fin dall’inizio dal Viminale", conclude il ministro.