Smartphone, da oggi scatta il divieto a scuola. Ma la "sospensione" scatena il dibattito

I presidi dovranno applicare la circolare come meglio ritengono. Si studiano le strategie migliori da mettere in campo: dagli armadietti con la chiave, al semplice zaino chiuso

Smartphone, da oggi scatta il divieto a scuola. Ma la "sospensione" scatena il dibattito

Zaino in spalla e telefonino spento. La riforma della scuola targata Giuseppe Valditara - ministro dell'Istruzione e del Merito del governo di Giorgia Meloni - ha un obiettivo chiaro: la scuola deve tornare offline. Una novità che riguarda solo le superiori - dato che alle elementari e alle medie il divieto era già in vigore da anni - e che rimette nelle mani dei vari istituti le scelte su come applicare nel concreto questo divieto. I presidi potranno decidere in autonomia se sequestrare i dispositivi per tutta la giornata o se permettere l'utilizzo ai ragazzi durante l'intervallo. Sono due i casi in cui sarà possibile fare lezione con il telefonino. Per gli studenti con disabilità, nei casi in cui lo preveda il loro Piano educativo individualizzato, e in alcune classi di Informatica. C’è un vincolo che genera agitazione tra i professori: alle scuole è “rimessa l’individuazione delle misure organizzative atte ad assicurare il rispetto del divieto”. In altre parole, il divieto c'è e vale per tutti, ma sono i presidi che devono farlo rispettare come meglio ritengono.

Come si organizzano gli istituti per applicare il divieto

Dagli uffici di presidenza da nord a sud stanno arrivando i primi dubbi su quali potrebbero essere le strategie da mettere in campo. Al liceo Parini di Milano, per esempio, sono state predisposte 30 postazioni numerate, una sorta di portatasche, in ogni aula, una per studente, senza chiave. “Il docente – spiega il preside Massimo Nunzio Barrelladovrà solo invitare gli studenti a riporre i cellulari. Ma non è un poliziotto: chi non depositerà lo smartphone potrà tenerlo nello zaino, a patto di non usarlo”. I presidi sanno già che ci sarà qualche furbetto e la domanda è: cosa accadrà a chi infrange il divieto? “Abbiamo modificato il nostro regolamento in modo tale da punire i comportamenti che non rispetteranno i nostri propositi educativi”, in poche parole, saranno applicate le solite sanzioni già in uso per altri comportamenti scorretti: annotazione sul registro di classe, colloquio con i genitori e ripercussioni sul voto di condotta.

Altre realtà, come l’istituto Rosa Luxemburg di Bologna, ritira gli smartphone da quattro anni. I professori li fanno “riporre nelle tasche – spiega la dirigente scolastica Alessandra Canepa e a ciascuno studente è assegnato un numero. Non sono chiuse a chiave e tutti possono ritirarlo durante l’intervallo”. Questa scuola è stata una delle prime a decidere sullo stop ai telefoni perché “distraggono – continua la dirigente – dalle attività in aula. Fin dai primi anni di scuola gli studenti sono portati a un abuso del cellulare e molti corrono anche il rischio di scattare fotografie in luoghi non appropriati e di inviarle online”. Dopo anni di sperimentazione, i risultati sono arrivati: Gli studenti al quarto o al quinto anno sono più resistenti al cambiamento ma, per chi è stato abituato fin dal primo anno, il divieto è più accettabile. Per contrastare il fenomeno serve educare all’uso consapevole dei dispositivi e non possiamo farlo senza impiegarli nella didattica. Lo stop del Ministero è solo parzialmente efficace”.

A Monfalcone, invece, al liceo scientifico Michelangelo Buonarroti il dirigente Vincenzo Caico ha inviato una circolare improntata sul carattere pedagogico e culturale, chiarendo che: “Mettere via lo smartphone a scuola significa restituire profondità a ciò che facciamo: ascoltare davvero, capire meglio, discutere con più energia, costruire opinioni solide” ma non solo, il preside ha voluto dire stop ai telefonini: "Quante volte, mentre tutto attorno accadeva, noi eravamo altrove, con il pollice che scorreva sullo schermo senza ricordare dopo cosa abbiamo visto?". Una serie di divieti che secondo la scuola serviranno ad allenare le nuove generazioni ad usare consapevolmente la tecnologia, riconoscendo che esistono momenti e spazi serve recuperare un contatto diretto con la realtà non virtuale.

Il dibattito sulle sanzioni

A generare il dibattito sono state le sanzioni per gli studenti che provano a fare i furbi, che "varieranno da scuola a scuola" - spiega Antonello Giannelli, presidente dell'Associazione Nazionale Presidi - "e possono essere di vario: dal rimprovero scritto, alla nota, fino alla sospensione" che quest'anno inciderà e non di poco sul voto di condotta che, se sarà minore del 6 comporterà la bocciatura diretta. Ed è proprio sulla sospensione che è nato un dibatitto tra i vari dirigenti scolastici. C'è chi è d'accordo e chi, come il presidente Anp Roma Mario Rusconi, pensa che basterebbe trattenere il telefonino per poi riconsegnarlo il giorno dopo al genitore dell’alunno spiegando che: "Sarebbe la punizione peggiore perché scomoderebbe una mamma o un papà ad andare a scuola a prendere il dispositivo".

Lo stop ai cellulari? Già un ministro dem lo aveva proposto nel 2007

Il divieto ha ricevuto parecchie critiche dall'opposizione. Elly Schlein - segretaria del Partito Democratico - nell'agosto scorso ha dichiarato che alla scuola "servono investimenti e non regole più rigide" accusando il governo di guardare la scuola con un approccio "securitario", mentre - detto la segretaria - lo scopo della scuola "deve essere quello di educare alla cittadinanza e allo spirito critico, non irrigidirsi guardando ad un passato che non c'è più". Peccato che uno tra i primi a dire che: "Il divieto di utilizzo del cellulare durente le ore di lezione risponde a una generale norma di correttezza" e ancora che "l'uso del cellulare e di altri dispositivi elettronici rappresenta un elemento di distrazione sia per chi lo usa che per i compagni, oltre che una grave mancanza di rispetto per il docente" è stato - nel 2007 - Giuseppe Fioroni, ministro dell'Istruzione durante il secondo governo guidato da Romano Prodi, con una circola che, di fatto, diceva stop all'uso dei cellulari nelle classi italiane.

Un divieto mai applicato, sebbene gli esecutivi che si sono succeduti hanno più volte richiamato le scuole perché mettessero in atto la decisione del Ministro. Nel 2022 - 15 anni dopo - Giuseppe Valditara firma la sua circolare, prendere come punti di riferimento il documento del ministro dem.

Commenti
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica