Una donna unica, una grande artista, ma anche una milanese molto amata e per tutti semplicemente «Ornella». La sua città fatica a lasciar andare la Vanoni - spentasi venerdì sera a 91 anni per un arresto cardiocircolatorio - e desidera salutarla ancora una volta, proprio come si fa con un'amica cara, di cui sai già che sentirai la mancanza e che con la sua partenza ti ha spiazzato perché proprio non te l'aspettavi, non adesso, in fondo mai. Così, com'era successo poco più di un mese fa per lo stilista Giorgio Armani, Milano ieri ha voluto fare i conti di persona con il dolore che, in un soffio, è tutto ciò che ti resta di chi t'illudevi immortale. E oltre 5mila persone non hanno esitato a mettersi in fila pazientemente nel pieno centro, dalle 10 alle 14, strette tra piazza Cordusio e il Castello Sforzesco, una dietro l'altra lungo l'affollatissima via Dante, sotto il sole e nonostante il freddo pungente, per dire addio a Ornella Vanoni.
La camera ardente, all'interno del «suo» Piccolo Teatro Grassi, in via Rovello, è stata allestita velocemente e con grande sobrietà, probabilmente proprio come avrebbe voluto la cantante che, emblema della praticità milanese, non era certo un tipo da cerimonie. Dopo l'arrivo del feretro, accolto con un grande applauso, la bara in legno chiaro - attorniata dai gonfaloni del Comune e della Regione e da cesti di gerbere gialle, oltre che da una grande corona di rose e anthurium bianchi, omaggio del «Piccolo Teatro d'Europa» - è stata appoggiata semplicemente su un tappeto davanti al palco del teatro. Impossibile non ricordare con un sorriso che era stata proprio la cantante, solo qualche mese fa, pensando al suo funerale mentre era ospite del programma condotto da Fabio Fazio «Che Tempo che fa», a dichiarare di volere una bara che costasse «poco perché tanto andrà bruciata», come aveva affermato con la naturalezza di chi ha vissuto tante vite e non teme l'ultima. La gente passa davanti al feretro, si sofferma un momento, posa un fiore, recita una preghiera e ascolta le note di uno dei capolavori della Vanoni, «Domani è un altro giorno, si vedrà»; in molti non trattengono le lacrime quando la strofa della canzone recita «e non c'è niente di più triste, in giornate come queste, che ricordare la felicità». La camera ardente resterà aperta anche stamattina, giornata di lutto cittadino, dalle 10 alle 13, poi alle 15 ci sarà il funerale nella chiesa di San Marco, nel quartiere dove la grande artista ha vissuto per quasi tutta la vita, Brera.
Tra i primi vip ad arrivare in via Rovello ieri mattina c'è stata la cantante Fiorella Mannoia. Che, commossa, ha parlato della Vanoni come «punto di riferimento per ognuno e ognuna di noi» perché, ha aggiunto «Ornella era il simbolo della libertà, dell'irriverenza. Era una donna colta, elegante, era una donna libera e una cantante straordinaria». Gran parte del mondo artistico e della musica quindi ha voluto rendere omaggio alla memoria della cantante: Lella Costa, Cristiano Malgioglio, Gabriele Salvatores, Ambra Angiolini, Ivana Spagna, Arisa, Francesco Gabbani, Madame, Simona Ventura, Emma Marrone e naturalmente Fabio Fazio.
«Milano non perde niente con lei perché grazie a Ornella e al suo modo di interpretare la vita la città conserverà sempre lo status artistico che Ornella ci ha regalato» ha detto Paolo Jannacci all'uscita dalla camera ardente.
«Per me Ornella ha rappresentato l'enormità che ha rappresentato per il mondo intero» ha dichiarato il trombettista Paolo Fresu che, per volere dell'artista, oggi suonerà al suo funerale.
Si è fermata nella camera ardente la senatrice a vita Liliana Segre che ha parlato a lungo con il figlio dell'artista Cristiano Ardenzi.
Nato dall'unico matrimonio della Vanoni con Lucio Ardenzi, il 63enne ha scritto, nel necrologio pubblicato ieri sul Corriere della Sera: «Dopo una vita colma di amore per la musica e per le persone a lei più care, ci lascia Ornella Vanoni». Un pensiero essenziale, ma che dice davvero tutto della sua impareggiabile mamma.