Neanche la sinistra è convinta: dove trova i soldi?

Il sociologo Ricolfi: il Professore è reticente, rafforzare lo Stato sociale senza aumentare la spesa è difficile. L’economista Boeri: in Tv sui contributi è stato evasivo

Giuseppe Salvaggiulo

da Milano

Una cosa è certa: nel duello televisivo Berlusconi ha usato troppe cifre, Prodi troppo poche. Il premier ha affastellato numeri e statistiche, il Professore «è stato vago», come gli rimproverano l’economista Alberto Alesina (sul Sole-24 Ore) e il sociologo Luca Ricolfi (sul Riformista).
Ricolfi si proclama «elettore del centrosinistra», ma la preferenza elettorale non oscura l’indipendenza di giudizio: «Prodi è stato vago, non si capisce quali ricette intende adottare». I temi su cui è stato elusivo sono quelli economici, in cui i numeri (cioè i soldi) sono determinanti.
Primo: Stato sociale e spesa pubblica. Spiega Ricolfi: «Prodi fa capire che servizi e infrastrutture sono allo sfascio (...). Nello stesso tempo, però, dichiara che un governo serio deve controllare la spesa pubblica e contemporaneamente rafforzare lo Stato sociale». Programma ambizioso, ma anche costoso: «Una riforma che rafforzi lo Stato sociale è molto difficile da attuare senza aumentare la spesa pubblica». Dove trovare i quattrini, il leader dell’Unione non lo dice.
Secondo: riduzione del costo del lavoro. «Su questo la situazione è ancora più preoccupante», spiega Ricolfi. Prodi ha promesso un taglio del cuneo fiscale e contributivo (differenza tra lordo e netto in busta paga per i lavoratori dipendenti) del 5 per cento in un anno. Secondo gli economisti, questa misura priverebbe il bilancio pubblico di circa 10 miliardi di euro all’anno. Come sostituirli?
È la domanda che martedì sera Roberto Napoletano, direttore del Messaggero, è stato costretto a ripetere due volte, in assenza di una risposta convincente: «Dove trovate i soldi? Questo è importante, i cittadini sono scottati e lo vogliono sapere». In un articolo dell’8 febbraio pubblicato su www.lavoce.info, gli economisti Tito Boeri e Pietro Garibaldi avevano manifestato analoghe perplessità: «Ogni proposta che comporta aumenti della spesa pubblica (o riduzioni del gettito fiscale e contributivo) dovrebbe essere corredata da dettagli sulle coperture finanziarie».
Nel dibattito televisivo, Prodi si è limitato a escludere l’aumento dell’Iva e a promettere «la tassazione sulle rendite finanziarie», ma senza cifre precise. Allo stesso modo non quantificabile è l’esito della «lotta all’evasione fiscale».
L’unica misura specifica è allora «l’aumento del costo del lavoro precario», cioè l’aumento dei contributi per i lavoratori atipici. Troppo poco, per Boeri: «Prodi non mi ha convinto, in video è stato evasivo. I dubbi sui costi della misura rimangono in pieno», ha dichiarato ieri al Velino. Ricolfi avanza un’altra obiezione: «Fatti quattro conti, non è detto che il costo del lavoro complessivo si riduca, o che non finisca per ridursi in maniera troppo lieve».
C’è un altro aspetto su cui gli economisti insistono: le pensioni si calcolano sui contributi versati, quindi se diminuiscono questi dovrebbero diminuire anche quelle. «Nessuna pensione sarà intaccata», assicura il Professore. Se così fosse, salterebbe il cardine del sistema previdenziale delle riforme Dini e Maroni, che lega le pensioni ai contributi versati.
Ma il vero buco nero, «la madre di tutte le questioni» secondo Il Riformista, è lo stato dei conti pubblici. Tutte le proposte di questa campagna elettorale (da una parte e dall’altra) sono molto onerose. Le garanzie di copertura finanziaria, generiche. Troppo, per un deficit pubblico almeno al 4,1% del Pil quest’anno, che deve rientrare nei parametri europei.
Nel duello tv, Prodi ha attaccato: «Il bilancio dello Stato è in una situazione assolutamente disastrosa».
Ma per Ricolfi è stato reticente sui rimedi: «Se dice che i conti sono allo sfascio, allora dovrebbe dirci quali correzioni intende apportare e in che modo. (...) Il minimo che ci si possa aspettare da un politico serio è che ci dica “troveremo il modo di sistemare le cose ma ci aspettano sacrifici”. In effetti Prodi mi è piaciuto quando ha fatto riferimento ai sacrifici che si prospettano agli italiani. Purtroppo il Professore non ha spiegato quali. (...) Il Paese ha diritto di sapere queste cose prima di esprimere la propria preferenza. (...

) Se Prodi ci dice che vuol ridurre il deficit e contemporaneamente spendere per lo Stato sociale e per i bonus che ha promesso, allora ci mettiamo a ridere. Non è realizzabile un disegno così fuori portata. Il discorso, naturalmente, vale anche per Berlusconi».
giuseppe.salvaggiulo@ilgiornale.it

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