Nel calcio degli scandali Carraro si dimette

Marcello Di Dio

da Roma

La prima «vittima» dello scandalo intercettazioni che sta mettendo in subbuglio il mondo del calcio è la più illustre: il presidente della Federcalcio Franco Carraro. Che ieri, dopo una lunga giornata di voci, sussurri e conferme, ha rassegnato le dimissioni dalla carica di numero uno del football italiano.
Carraro spiega la sua decisione in una lettera inviata al vicepresidente vicario Abete e ai consiglieri federali. «Di fronte a una vicenda grave e dolorosa come quella che scaturisce dal materiale inviatoci dalla Procura di Torino - dice nella lettera Carraro - e di fronte agli sviluppi che potrebbero esserci dalle indagini in corso da parte delle Procure di Roma e di Napoli, non penso che il mondo del calcio possa permettersi che alcuni addetti ai lavori e i rappresentanti dell’opinione pubblica discutano sull’opportunità che il presidente federale continui a esercitare le sue funzioni. Noi non abbiamo mai violato le regole, ma gli impegni della federazione nei prossimi giorni e nei prossimi mesi sono tali e tanti che necessitano di un vertice federale nel pieno delle proprie funzioni e concentrato sugli stessi». E aggiunge che «da tutta la documentazione inviata, non emerge nulla che possa far dubitare del fatto che i miei comportamenti personali e istituzionali siano venuti meno all’etica e alla prudenza che il mio ruolo richiede. Tutti gli obiettivi programmatici sono stati realizzati. Inoltre la giustizia sportiva della Figc è autonoma, da parte mia non vi è mai stata interferenza, al massimo la sollecitazione a procedere nei tempi più rapidi».
La giornata inizia con un incontro negli uffici in via Piemonte del Mediocredito centrale, di cui Carraro è presidente, tra quest’ultimo e i vertici federali, nel quale il presidente annuncia il suo proposito di dimettersi. Una mossa a sorpresa, visto che appena tre giorni prima aveva dettato le regole con le quali la federcalcio avrebbe agito sulla bufera intercettazioni. Lasciando chiaramente intendere di voler gestire personalmente uno dei periodi più bui del calcio italiano degli ultimi anni e dichiarando che «coloro che lo avevano attaccato, ora avrebbero dovuto ricredersi», non ritenendosi direttamente responsabile dei fatti accaduti. Cosa è cambiato in poco più di 72 ore? Forse una presa di coscienza di una situazione davvero grave e magari ingestibile: l’incrocio tra diverse inchieste, da Torino a Roma, con la spada di Damocle di rivelazioni ancora più sconvolgenti in arrivo dall’indagine di Napoli.
Così Carraro decide il grande passo, comunicandolo prima per telefono, poi direttamente al presidente del Coni Petrucci. Che prende atto della decisione. Successivamente, sempre nella sede di Mediocredito, l’incontro con il segretario generale Ghirelli che poi corre in via Allegri per stilare il comunicato definitivo. Nel quale le dimissioni diventano ufficiali con il testo della lettera che spiega i motivi di tale gesto.
La prematura fine dell’era Carraro fa iniziare quella temporanea di Giancarlo Abete, vicepresidente vicario. Una staffetta che lo stesso Carraro aveva annunciato per fine anno, quando si sarebbe fatto da parte una volta ottenuta dall’Uefa l’organizzazione dell’europeo 2012 (che non sembra a rischio nonostante le inchieste in corso), ma che di fatto non era così scontata. Ieri sera Abete è giunto in federcalcio per una riunione con Ghirelli, non rilasciando alcuna dichiarazione. Parlerà forse oggi, dopo aver incontrato alle 10 il presidente del Coni Petrucci. Se non ci saranno sorprese, accetterà l’incarico. Anche per evitare il commissariamento della federcalcio a un mese esatto dall’inizio del Mondiale.
Il primo atto di Abete sarà quello di convocare un consiglio federale straordinario (pare entro la settimana), che dovrà innanzitutto discutere e quindi accettare le dimissioni di Carraro («forse voleva chiedere un voto di fiducia... », dice il presidente della Lega dilettanti, Tavecchio). Se la situazione non cambierà, il consiglio federale decadrà e resterà in carica solo per sbrigare l’ordinaria amministrazione. Abete dovrà quindi convocare l’assemblea elettiva entro 90 giorni: possibile che si vada a dopo il mondiale, con la speranza che gli azzurri arrivino alla finale del 9 luglio (e sarebbe la prima bella notizia dopo la bufera che attraversa il nostro calcio), e comunque non oltre il 15 luglio, giorno in cui il consiglio federale dovrà decidere sulla composizione dei nuovi campionati.


In questi giorni sarà anche definito lo staff dirigenziale per il mondiale e Abete dovrebbe sostituire Carraro come capo delegazione. Mai come stavolta, comunque, l’incertezza in Federcalcio regna sovrana, con un futuro tutto da scrivere.

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