Ma nel Celeste Impero continuano le attività di repressione religiosa

da Roma

La notizia della missione vaticana in Cina è «filtrata» proprio il giorno in cui a Roma si presentava l’annuale rapporto sulla libertà religiosa nel mondo, redatto dall’associazione «Aiuto alla Chiesa che soffre». Dal rapporto emerge come l’Asia sia il continente nel quale non solo la stragrande maggioranza degli Stati applica leggi che limitano in vario modo la libertà di religione, ma anche dove è maggiore il numero di persone che vedono violato questo loro diritto.
«Il 2005 - si legge nel rapporto - è stato caratterizzato dal tentativo della Cina di presentarsi davanti alla comunità internazionale con un volto pieno di legalità nei confronti delle espressioni religiose. Il primo marzo sono stati varati i Nuovi Regolamenti (Nr) per le attività religiose, i primi a valore nazionale, questo non ha impedito al governo di arrestare fedeli e personale religioso; torturare membri di diverse comunità; distruggere o sequestrare luoghi di culto; proibire l’educazione dei giovani; imporre limiti o proibire contatti e movimenti all’interno del Paese e all’estero».
«Fra le comunità cattoliche sotterranee, la zona più bersagliata è l’Hebei, dove vivono oltre 1,5 milioni di cattolici, in maggioranza non ufficiali. Il vescovo di Zhengding (Hebei), monsignor Giulio Jia Zhiguo - sempre sotto estremo controllo e isolamento che gli impediscono di incontrare i suoi fedeli - durante il 2005 è stato periodicamente rapito dalla polizia per essere sottoposto a sessioni di studio, dove viene sottoposto al cosiddetto “lavaggio del cervello” affinché aderisca all’Associazione Patriottica... Monsignor Jia è stato arrestato in gennaio, in luglio, in novembre ed è tuttora detenuto in luogo sconosciuto. Prima e dopo la morte di papa Giovanni Paolo II la polizia ha arrestato diversi vescovi, sacerdoti e laici della Chiesa sotterranea. In particolare, il 31 marzo è stato arrestato monsignor Yao Liang, vescovo ausiliare di Xiwanzi». La Cina è finita nel mirino del rapporto anche per il tentativo di indebolire le chiese protestanti e per il controllo esercitato sul buddismo tibetano. Anche il movimento dei Falun Gong, una setta che raduna i propri adepti attorno a una pratica di meditazione ispirata al buddismo e taoismo, è repressa: dal 1999 «non sono mai cessate la propaganda contraria e diffamante, l’imprigionamento, la tortura - oltre 38mila casi documentati, secondo Falun Gong - e perfino i decessi». Altre situazioni drammatiche in Asia sono quelle dell’Irak e della Palestina: in entrambi i Paesi molti cristiani, «colpiti dalla minaccia del terrorismo» e della guerriglia, hanno spesso scelto la via dell’esilio. Gravi violazioni della libertà religiosa si verificano inoltre in Arabia Saudita, in Iran, in India, nello Sri Lanka, nel Laos, in Vietnam e nella Corea del Nord.
In Africa, i Paesi accusati di discriminazione religiosa sono quelli islamici. «Agli sforzi di alcuni Stati, come il Marocco e la Tunisia, di promuovere il dialogo e la tolleranza, si oppone la retromarcia dell’Algeria, che nel 2006 ha approvato una legge che punisce le conversioni dall’islam».

Preoccupazioni anche per l’Egitto, dove si radicalizzano gli scontri fra fondamentalisti islamici e cristiani copti, spesso vittime di minacce, tentativi di conversioni forzate e aggressioni di massa». L’avanzata dell’islam radicale «si avverte anche in Kenya e soprattutto in Nigeria». In America, crescono omicidi e violenze contro i religiosi in Colombia, mentre rimane invariata la situazione cubana.

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