«Siamo stati vittime di estremisti e del clima di odio creato anche da alcuni organi di stampa a proposito delle nostre iniziative, che invece sono di dialogo e solidarietà». Si era espresso così allora e non ha cambiato idea (anche se non se la sente di commentare lepisodio di via Quaranta) il direttore di «Islamic Relief Italia», Paolo Gonzaga, minacciato direttamente dalla rivendicazione del Fronte cristiano combattente dopo il principio di incendio che aveva colpito la sede italiana dellassociazione di raccolta fondi di ispirazione musulmana in via Amadeo lo scorso 15 aprile.
«In quei giorni non ci aspettavamo certo nulla di quello che accadde, soprattutto le minacce di morte» prosegue Gonzaga, di origine veneziana, cui al nome italiano aggiunge anche quello di Abdullah, dopo aver abbracciato lIslam una decina di anni fa. Sapevamo che tutti coloro che cercano il dialogo sono nel mirino di estremisti che, di qualsiasi credo religioso e politico, colpiscono sempre chi mostra un atteggiamento conciliante, ma non pensavamo di essere giunti fino a quel punto».
Islamic Relief aveva sentito crescere la tensione intorno a sé dopo la tre giorni di raccolta fondi a cavallo di Pasqua. Le cassette registrate di quella raccolta di Sassuolo (Modena), Milano e Bologna, con la presenza di alcuni famosi telepredicatori islamici, dopo lattentato di Milano vennero consegnate da Islamic Relief alla polizia.
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