La testimonianza di Sara Benincasa
Ero in viaggio con mio marito, la nostra avventura inizia a Padova alle 11.29 di mercoledì 1 febbraio. Siamo preoccupati per quello che abbiamo sentito, ovvero che a causa delle nevicate in Emilia Romagna la circolazione dei treni subirà ritardi di mezz’ora. Se ci fosse stato un allarme della protezione civile, ci diciamo, avrebbero detto in tv di non partire.
Arriviamo a Bologna con un'ora di ritardo. La coincidenza per Lecce parte alle 13 e 42, un frecciabianca, l'abbiamo perso mi dico, ma spero sia in ritardo anche quello. La stazione di Bologna è irriconoscibile, la gente si ammassa nei sottopassaggi, nei corridoi, nel piazzale delle biglietterie. Non si riesce a passare, c'è gente che piange, gente per terra, non c'è o non vedo uno sportello informazioni. Alle biglietterie mi dicono di salire sul primo treno disponibile, ma questo verrà soppresso dopo mezz'ora che eravamo saliti a bordo. Panico.
Saliamo sul primo intercity diretto a sud, pieno di gente che urla e bambini che piangono. Il treno parte, per fermarsi subito dopo a Faenza. Nessuno passa a dirci nulla. Infreddoliti e con paura che ci buttino giù di nuovo. Dopo mezz'ora ripartiamo, ma di nuovo ci fermiamo prima di Forlì.
I bambini strillano, la gente è ammassata nei corridoi, non si riesce ad andare in bagno.Siamo arrivati a Lecce dopo 18 ore di viaggio, non è mai passato un controllore, solo il ragazzo del bar a Foggia ha distribuito acqua e crackers. La cosa che ci ha feriti di più: ci hanno trattati senza umanità.
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