Cronaca locale

«Non sono i cantieri a far perdere voti»

(...) La pedonalizzazione, poi, implica la sistemazione delle alzaie e delle ripe, pericolanti da tempo, e la ripavimentazione. Dovrà comunque essere conclusa insieme al parcheggio. Perciò, tenendo conto dei tempi di progettazione, appalto ed esecuzione di lavori, bisogna cominciare entro l'estate, procedendo per piccoli cantieri in successione per limitare i problemi alle attività commerciali della zona.
Proprio i tempi di esecuzione costituiscono uno dei tanti malintesi, delle molte distorsioni e strumentalizzazioni su cui è fondata l'ostilità, marginale ma rumorosa, al progetto. Come lo è la tesi secondo la quale il nuovo parcheggio attirerebbe ancora più traffico. Falso, perché in superficie si cancellano più posti auto per i non residenti di quanti se ne realizzino sotto la Darsena. Cioè si interra solo una parte dei parcheggi eliminati dalle strade. Saldo negativo: meno macchine nella zona. Quanto poi all'integrità storica del «porto di Milano» che sarebbe minacciata... be', basta dare un'occhiata al progetto per rendersi conto che in realtà esso ne rappresenta il recupero e la valorizzazione. Così com'è oggi, la Darsena mostra un indecente livello di degrado, altro che integrità storica.
Da anni, infatti, la Zona 6 e il Consiglio comunale chiedono con insistenza la regolamentazione della sosta e la riqualificazione dei Navigli. Come si fa a regolare la sosta e a limitare il traffico lasciando libero accesso a tutti? Lo chiedo ai fantomatici «comitati» che si oppongono mandando un fax ciclostilato e firmato, magari due o tre volte, da gente che abita ovunque e spesso neppure identificabile: i veri residenti in zona alla fine sono risultati una quarantina. Viceversa abbiamo ricevuto 1.823 lettere, generalmente e-mail, di residenti controllati e verificati uno per uno che chiedono la pedonalizzazione. Perché allora si amplifica tanto una protesta «virtuale»? Perché si contano solo i presunti contrari e non i veri favorevoli? Si sa, che chi è contrario alza la voce, chi è favorevole aspetta in silenzio. Ecco in cosa consiste il problema di democrazia che ponevo all'inizio.
Esprimo poi un rispettoso dissenso verso chi, preso da concitazione pre-elettorale, si abbandona all'idea che «troppi cantieri in città fanno perdere voti». I cantieri, cioè realizzare i programmi, fare le cose promesse, fanno perdere più voti più di quanti non se ne perdano con i rinvii e gli impegni non rispettati? Un'opera si fa se è utile, non si fa se è inutile. Dire quasi sfacciatamente «non la facciamo adesso per non perdere voti» lascia intendere che la si potrebbe fare dopo le lezioni. Quanti voti fa perdere questa «furbata»? A meno che non si pensi che l'elettore le beva tutte.

Io non lo penso.

Commenti