da Venezia
«Ho perso due nipoti». Il nonno di Jennifer fatica ancora a credere che tutto questo sia vero. Aveva visto la pancia della ragazza crescere di settimana in settimana. Non aveva fatto drammi. Lavrebbe aiutata. Ora è tutto finito. Anna Maria Giannone, la mamma di Jennifer, aveva capito subito che quellsms era una bufala e domenica scorsa era corsa dai carabinieri di Scorzè a denunciare la scomparsa di sua figlia. Il papà Tullio era rientrato dalla Bulgaria, intuendo che era successo qualcosa di grave. Ieri la famiglia Zacconi si è chiusa nel dolore, dopo aver appreso nel modo più brutale che le speranze erano finite.
Il nonno materno, Giuseppe Giannone, si è fatto forza e ha parlato con i cronisti che stavano davanti al cancello della casa di via Baracca, a Martellago. «Fin dallinizio di questa storia dice io ho avuto un brutto presentimento. Ovvio, ci sia aggrappa sempre alla speranza, in questi momenti, si spera che tutto si risolva nel migliore dei modi».
Nei giorni scorsi, per esempio, tra le ipotesi al vaglio degli inquirenti cera quella di un rapimento effettuato per poi portare via il bimbo. Ipotesi piuttosto avventurosa che si affiancava a quella di un possibile coinvolgimento di personaggi legati al mondo della droga e allAffinity, il locale chiacchierato che Niero aveva gestito fino a due mesi fa. Adesso, dopo aver scoperto la tragica verità, si capisce come queste piste fossero solo delle illusioni. I carabinieri, intanto, dragavano i laghetti perché si aspettavano il peggio.
«La speranza è lultima a morire», aggiunge con tristezza Giannone. Poi prosegue spiegando che Niero era stato sempre ben accolto in famiglia. Anche perché nessuno sapeva che fosse sposato e padre di due figli. Per loro era il fidanzato di Jenny, e questo bastava per ritenerlo uno di famiglia. Figurarsi dopo che la giovane era rimasta incinta.
«No, non possiamo proprio perdonare chi commette unatrocità del genere conclude Giannone -. Io posso solo dire che non ho perso una nipote, ma due». E poi torna dentro, a condividere quel dolore che si confonde con la rabbia.