«Le nostre ditte sono in crescita e assumiamo familiari ed amici»

Angelo Hou: «Non siamo chiusi, ma scegliamo chi sa la lingua»

La comunità cinese residente a Milano ha raggiunto quota 45mila persone. Con un tasso di disoccupazione prossimo allo zero, e un reddito medio di circa 1.500 euro al mese, quello asiatico è di gran lunga il gruppo etnico che gode delle migliori condizioni economiche. Ma allo stesso tempo, anche quello più stratificato, nel quale le differenze fra ricchi e poveri sono più marcate.
Angelo Hou, portavoce della comunità cinese di Milano, questi dati sono verosimili?
«Lascio agli esperti di Statistica il compito di fare analisi di questo genere. Quello che posso confermare è che per tradizione quella cinese è una comunità molto laboriosa. E questo ha sempre consentito di non lasciare a spasso nessuno».
Quali sono le attività più diffuse?
«Da sempre noi cinesi siamo impegnati nel campo della ristorazione. A Milano e provincia ci sono circa 450 ristoranti cinesi. Ai quali vanno sommati 150 ristoranti giapponesi, la maggior parte dei quali gestiti da cinesi».
E le altre attività?
«Riguardano commercio, all’ingrosso e al dettaglio, terziario e tessile. Tutte queste attività sono in costante espansione, come i piccoli spacci alimentari».
Ma voi imprenditori assumete solo cinesi?
«Non siamo assolutamente chiusi. Assumiamo chiunque, ma è chiaro che dovendo avere a che fare con persone che parlano cinese devono conoscere bene la lingua. Questo, inevitabilmente, restringe il cerchio. Nei ristoranti, per esempio, lavorano molte persone di etnie diverse dalla nostra. Quasi tutti asiatici, comunque».


Ma il metodo di assunzione più diffuso qual è?
«La maggior parte delle nostre imprese è a conduzione familiare. Quindi si tende ad assumere prevalentemente amici e parenti».
Cosa succederà con la Ztl?
«Sicuramente ci creerà grossi problemi. Ma l’amministrazione comunale ormai ha preso la decisione».

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