«A novembre sarà rivolta sull’anticipo Irpef»

Il presidente dei commercianti veneti Fernando Morando: «Stiamo con Bossi. Con lo sciopero che faranno? Ci metteranno tutti in galera?»

da Milano

Questa volta l’autunno sarà caldo sul fronte delle tasse. La Lega ha chiamato la mobilitazione e dal cuore produttivo del Paese è arrivata la risposta: i commercianti veneti sono pronti allo sciopero fiscale.
«Voglio vedere se ci metteranno tutti in galera. Ci faranno chiudere tutti? Se continua così chiudiamo lo stesso, con questo governo siamo alla gogna fiscale». È deciso il presidente di Confcommercio regionale, Fernando Morando, e ha segnato già sul calendario la prima rivolta contro l’oppressione impositiva: «A novembre c’è l’anticipo Irpef, non lo paghiamo e vediamo cosa fanno senza i soldi che mandiamo noi, gli “evasori”, quelli da punire perché non rilasciano gli scontrini».
Che lo sciopero fiscale annunciato da Bossi non fosse una boutade lo si è capito quando il Senatùr e i dirigenti leghisti hanno spiegato che il loro è un piano d’azione a tappe, e che non ha niente a che fare con l’evasione: sarà una «devoluzione» delle imposte alle regioni.
A giudicare dagli umori del Veneto - regione fra le più produttive - quello leghista è già un compromesso. Sì perché Morando prospetta una disobbedienza fiscale vera e propria: «Ho ricevuto molte telefonate, molti sms, di sostegno e incoraggiamento. Vediamo quanti ci seguono ma io non mi fermo, io non mi sono mai rassegnato a subire».
I commercianti - sintetizza il presidente - rappresentano il 70% dell’economia veneta. Una cifra che supera il 90% se si contano anche gli artigiani. Un popolo di contribuenti spennati ed esasperati: «Questo governo ha un atteggiamento punitivo nei nostri confronti. Il ministro Bersani è venuto a dircelo alla nostra assemblea: abbiamo bisogno di soldi e li prendiamo da chi paga già. E intanto Prodi si fa fotografare in vacanza insieme ai vu’ cumprà, evasori totali».
Eppure non c’è niente di «partitico» nella rivolta: «Io - rivela Morando - non ho mai votato per la Lega, se proprio vogliono saperlo. Non è questione di simpatie o antipatie, Bossi ha detto quello che ha detto sulle tasse, e noi siamo alleati della Lega in questa cosa».
Fra gli alleati - si direbbe - i commercianti veneti contano anche la Chiesa. Comunque sottoscrivono per filo e per segno il richiamo evangelico del cardinale Tarcisio Bertone, segretario di Stato vaticano che ha ricordato il dovere di pagare le tasse secondo «leggi giuste»: «Ha ragione - riflette Morando - si deve dare a Cesare quel che è di Cesare, ma non per sperperare».
I commercianti affidano a un’ultima «missione romana» le residue possibilità di un ripensamento, ma con poche speranze: «Ho chiesto un mese fa un incontro a Visco (viceministro dell’Economia, ndr). Lui non mi ha nemmeno ricevuto perché non aveva tempo».
Il mondo produttivo veneto è in subbuglio: Massimo Calearo, presidente di Federmeccanica e leader degli Industriali del Nord-Est, ha già dato la sua benedizione alla sciopero: «È uno choc, però a mali estremi estremi rimedi».
Parlando con Il Gazzettino, il presidente della Confartigianato, Vendemiano Sartor, si è mostrato più prudente («le categorie devono restare nella legalità»), ma ha ammesso che quella della Lega è «un’utile provocazione».

Anche Andrea Tomat, presidente degli industriali di Treviso, ha fatto sapere che preferisce la strada del federalismo fiscale di Galan, ma ha riconosciuto pure: «Il mio amico Calearo ha detto quel che pensano tutti, industriali e cittadini».

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