Cronaca locale

Le novità del music hall Nick: "Nuovo Blue Note"

Il direttore artistico del club di via Borsieri presenta una stagione ricca di novità: "Ancora grande jazz, ma quest’anno più concerti pop. Mantenendo la qualità..."

Le novità del music hall 
Nick: "Nuovo Blue Note"

«Ogni anno partiamo sempre più forte e con più entusiasmo; difficile mettere insieme un cartellone come il nostro con più di 250 concerti all’anno, eppure abbiamo i migliori artisti al mondo». Torna più caricato che mai Nick The Nightfly - dj principe di Radio Montecarlo, talent scout, crooner - per presentare la stagione del Blue Note appena partita con il mito della batteria Billy Cobham. Il tempio del jazz milanese questo mese lascia ampio spazio a generi diversi. La settimana prossima è dedicata ai Radiodervish e agli Spyro Gyra (8 concerti da mercoledì a sabato), domenica serata Jimi Hendrix, poi il 21 la reunion degli Area e a seguire quattro giorni di funky con gli Incognito. E il 15 e 16 ottobre c’è pure Giusy Ferreri. C’è di che scandalizzare il jazzfan duro e puro (quello che Adorno chiama «ascoltatore risentito»), ma Nick calma subito le acque. «Il Blue Note è il locale jazz per eccellenza ma non badiamo agli stili: che sia pop o soul da noi c’è sempre musica di qualità». È vero, bisogna fare anche un po’ cassa (la Ferreri farà dei pienoni da paura) per poi portare nomi di lusso come John Scofield, Marcus Miller, il mago della chitarra (ex King Crimson) Robert Fripp, la Count Basie Orchestra, David Sanborn e tanti altri.
La sfida è partita il 20 marzo 2003. La facciata ancora fresca di vernice rosso cupo, l’elegante interno - su due piani - con i tavolini pronti ad accogliere 280 persone a sera. E iniziò alla grande con sei concerti (due per sera com’è tradizione del club) di mastro Chick Corea, snocciolando poi una sequela di star del jazz come McCoy Tyner, Branford Marsalis, Lee Konitz per il sollucchero dei fan milanesi. Una scommessa difficile quella del Blue Note, il locale - fratello minore dello storico omonimo newyorchese - che ha appena aperto la nuova stagione, portando avanti la difficile eredità del rimpianto Capolinea di Giorgio Vanni. Il Capolinea era rustico, alla mano (negli anni d’oro al massimo vino e bruschetta), al Blue Note si può cenare in un’atmosfera elegante (e qualche fine ascoltatore a volte si lamenta di quei pochi che arrivano per far bella figura con la ragazza badando più al cibo e alle chiacchiere che alla musica) ma per nulla snob. L’avvocato Paolo Colucci, che lo ha fondato trasformando la passione per il jazz in business, tiene duro e raccoglie le sue soddisfazioni: «Nell’83 seguivo un master a New York, vennero a trovarmi i miei e li portai al Blue Note originale dove suonava Dizzy Gillespie. Da allora ho lavorato a questo progetto e ho creato a Milano un movimento di gente legato al jazz, senza alcun aiuto dalle istituzioni che ignorano chi cerca di tener alta la bandiera del jazz come cultura».
È un luogo - forse l’unico - dove chi ha superato gli anta può ascoltare tranquillamente i concerti, ma non è un locale per «vecchi». Il pubblico è assolutamente trasversale e ci sono iniziative promozionali e sconti per i giovani».
Il secondo spettacolo, quello delle 23.30, spesso non è affollatissimo. «Per forza - chiosa Colucci - Milano è una città che lavora ma in compenso a quell’ora ci sono più giovani. E non è vero che non ci sia concorrenza.

Si suona jazz in molti spazi milanesi, ma il nostro è un locale unico in Europa, al pari di grandi club londinesi come il Ronnie Scott e il Jazz Café».

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