Per la storica Galleria Morone di via Nerino a due passi dal Duomo, nasce una nuova stagione con la voglia di privilegiare la pittura italiana e internazionale più all'avanguardia, considerando che anche i molteplici linguaggi della nuova realtà sono pressochè assenti in Italia.
Nasce infatti con l'esosizione, "Human tapetry", dell'artista iraniano, Dadegh Tirafkan, una nuova linea pur mantenendo l'alta tradizione qualitativa della storica galleria fondata daEnzo Spadon nel 1966 e ora gestita da Diego Viapiana.
Sulle pareti che nel corso degli anni si sono suggeguiti i lavori degli artisti più noti nel campo che andava dall'informale al post-informale, oggi vediamo in nome di una nuova contemporaneità scelta con occhio attento per dare una direzione trasversale, lavori che indagano aspetti particolari della realtà, come ad esempio quello di Tirafkan.
Come recita sul catalogo che accompagna la mostra che chiuderà i battenti il 12 novembre, Diego Viapiana, l'artista straordinario che per la prima volta presenta la sua opera in Italia, "utilizza la fotografia come elemento espressivo e comunicativo. Una scelta attenta e oculata come primo vernissage della nuova "era". Infatti l'artista nel ciclo "Human Tempestry" unisce la tradizione millenaria del tappeto persiano con la contemporaneità della fotografia digitale in un sodalizio simbolico tra l'elemento formale ricco di storia, quale è il patteto persiano e soggetti di cultura popolare".
Qui prevalentemente appaiono scene di massa che al di là dei loro principi religiosi e politici cercano la pace interiore e compiono gesti liturgici. Tirafkan è convinto che i media si concentrano su programmi che non hanno effettivo valore , investendo pesantemente nel reality show al solo scopo di intrattenere gli spettatori. I grandi gruppi stanno conentrando tutti i loro sforzi verso la commercializzazione incoraggiando la superficialità. Con il suo lavoro l'artista si chiede: "Saremo in grado di trovare il modo di condurre questa nuova generazione verso la loro vera cultura e identità?". Molti quadri si intotolano "Moltitudine", altri "Hunan Tempestry".
L'assemblaggio delle masse, dei volti, dei corpi, unito alla scienza della tessitura di un pappeto ci fanno apparire le scene come numeri che formano i continenti di un mondo o di un mappamondo. Alighiero Boetti per certi versi sul piano formale si era avvicinato a questa scelta formale. Gli stilemi fotografici, la pittura, il collage di immagini con oggetti antichi o di culto, le frange di stoffa che fanno da cornice a un'opera d'arte oltre ai suoi autoritratti eseguiti sullo sfondo delle mura spoglie di Teheran, così come leinstallazioni di Persepoli e Choqa Zanbil dimostrano il potere manipolativo dell'artista.
Il critico Amirhossein Rassa'el era andato a trovare l'artista nel suo studio mentre preparava la sua ultima mostra. o Lo trovò alle prese con il suo abile corniciaio e i suoi asssistenti erano soddisfatti di tutto, tranne Tirafkan, diceva che non gli piaceva il modo in cui la cornice rispecchiava l'immagine perchè le sue cornici sono parte integrante dell'opera. Sadegh ha il ruolo di art director e come un abile regista è in grado di coordinare ogni cosa. L'idea di creare queste opere l'aveva avuta già al tempo di "Iranian Man" e lo si può vedere quando la Porta delle Nazioni diventa parte integrante dell'esposizione, necessaria a comunicare l'essenza più profonda dell'opera stessa.
Il legame tra antichi disegni tribali, le credenze tradizionali e l'estica contemporanea fanno dei lavori di questo grande Maestro contemporaneo un guru in grado di raccontare e raccontarsi lungo il difficile viaggio che il popolo iraniano ha compiuto nei secoli."Iranian man" e "Self portrait", nonchè "Human Tempestry 8" sono tra le opere più suggestive esposte in via Nerino 3. (apertura dal martedì a sabato dalle 11 alle 19. Ingresso libero).
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.