La macchina sbaglia meno dell'uomo, ma scatena sempre la polemica

Il caso del sistema Hawk-Eye usato a Wimbledon è solo l'ultimo esempio di come le persone reagiscano in modo diverso quando a compiere un errore non è un essere umano, ma un algoritmo

La macchina sbaglia meno dell'uomo, ma scatena sempre la polemica
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Sabato 6 luglio, Wimbledon: nel match tra Pavlyuchenkova e Kartal, una palla evidente “fuori” viene segnalata buona. Oh, succede. Non dovrebbe ma succede. Solo che stavolta non c’era un giudice di linea a sbagliare ma Hawk‑Eye, il sistema elettronico che dovrebbe eliminare gli errori.

Il problema era Hawk-Eye? Macché, era spento, disattivato su una porzione del campo da un operatore umano dopo un test tecnico non ultimato. Cosa è successo? Punto assegnato alla persona sbagliata, dubbi suoi guardalinee elettronici. Però al Roland Garros, solo qualche settimana fa, durante la partita tra Jannik Sinner e Carlos Alcaraz, un giudice umano ha dichiarato fuori una palla che era chiaramente dentro, penalizzando Sinner, visto che l’arbitro non è intervenuto, e tutto è filato come se niente fosse. Tant’è che quando ho saputo che a Wimbledon ci sarebbero stati sistemi di rilevamento elettronici ho pensato meno male (ero molto arrabbiato perché sono un sinnerista, sebbene non segua il tennis, solo Sinner, io vivo di ossessioni personificate, in questo caso ne ho una nazionalpopolare).

Va da sé sui social scatta la solita indignazione globale fatta di tecnofobia e nostalgie retrograde dei giudici urlanti e hashtag e sentimentalismi tennistici, e nonostante la macchina non fosse difettosa siccome a non aver funzionato è stato chi doveva farla funzionare.

Per carità, ci sono anche casi in cui la macchina può sbagliare da sola, senza intervento umano, niente è infallibile. Non so se ricordate: a fine dicembre 2024 negli Stati Uniti un robotaxi Waymo iniziò a girare in tondo in un parcheggio senza riuscire a uscire, lasciando il passeggero a orbitare per minuti come un pianeta sfortunato attorno a una rotonda. Nessuno si è fatto male e il tizio ha rischiato di perdere l’aereo, vabbè. Non c’era un umano da biasimare: lì ha sbagliato l’algoritmo. Succede. Raramente, ma succede.

Tuttavia quando sbaglia una macchina ci si scandalizza molto di più, anche se le statistiche dicono che sbaglia meno dell’uomo. Nel caso delle auto a guida autonoma la percentuale di incidenti rispetto ai guidatori umani da tutti gli studi risulta intorno al 90% in meno. Sarà perché un’auto guidata da un’intelligenza artificiale non è stanca, non è distratta, non è innamorata, non ha litigato con la fidanzata, non è ubriaca.

Nonostante questo quando sbaglia un umano lo comprendiamo, diciamo che sbagliare è umano, mentre se a sbagliare è una macchina ci sembra disumano, per quanto sbagli meno (o, come nel caso di Wimbledon, non era proprio stata accesa).

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