da Roma
Gabriele Torsello si è fatto di nuovo sentire ieri con una telefonata allospedale di Emergency a Lashkargah. «Sto bene, ma sono preoccupato», ha detto il fotoreporter italiano rapito in Afghanistan il 12 ottobre. La telefonata, di cui ha riferito il sito Peacereporter, è stata fatta alle 18,30 ora italiana, le 21,00 in Afghanistan. Torsello ha parlato direttamente con Rahmatulah Hanefi, responsabile della sicurezza dellospedale, e gli ha confermato che la scadenza dellultimatum per domenica sera.
Intanto, con un comunicato pubblicato sul suo sito, PeaceReporter ha annunciato che «pur rimanendo in stretto contatto con le sue fonti a Lashkargah, non fornirà più alcuna informazione circa presunte o possibili trattative tra il governo italiano e i sequestratori di Gabriele Torsello.
«Le precedenti richieste dei sequestratori erano state pubblicate - continua il comunicato - come condizione stessa dellavvio di un dialogo che speriamo continui in modo utile per Gabriele Torsello. Crediamo che il valore della vita di un uomo sia più alto rispetto al valore di notizie circa richieste di rapitori o risposte di chi ha il compito (e il dovere) di salvare un cittadino italiano rapito in un Paese straniero.
«Per questo - conclude il comunicato di Peacereporter - per facilitare una possibile ma difficile trattativa, abbiamo deciso di limitarci a riportare le notizie che riguardano la salute e le condizioni di Gabriele Torsello».
Sulle richieste dei sequestratori del fotoreporter italiano (che prima avevano chiesto uno scambio con Abdul Rahman, lafghano convertitosi al cristianesimo e rifugiato in Italia, e poi il ritito del contingente italiano in Afghanistan) era intervenuto ieri il ministro degli Esteri Massimo DAlema. «È evidente - aveva detto - che la natura di queste richieste, che sono mutate nel giro di poche ore, appare più una natura politica propagandistica che uneffettiva base per un negoziato».
A Lashkargah, dove Torsello è stato catturato, un terrorista si è fatto saltare in aria ieri uccidendo un soldato britannico e diversi civili afghani, tra cui due bambini.
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