Ieri si era diffusa la notizia che il governo sarebbe disposto a pagare 1.500 dollari per ogni rimpatrio di un tunisino a patto che ci fosse una ragionevole certezza di non rivederlo più da queste parti. Naturalmente il coro delle anime belle si è indignato. Come? Pagare per delle vite umane che vengono da noi per sfuggire alla fame? Ma che razza di Paese siamo? Dove siamo arrivati? E via di questo passo. Vogliamo provare a fare un ragionamento con la testa infilata nelle tasche degli italiani e non tra le nuvole? Proviamo.
Sempre ieri il governo ha precisato che questi soldi, eventualmente, sono soldi europei ma la sostanza non cambia perché, comunque, i soldi europei arrivano dalle tasse dei cittadini europei, italiani compresi. Comunque il piano ha una sua logica: questi soldi - sempre secondo delle indiscrezioni - sarebbero dati a condizione che il governo tunisino si impegnasse a spenderli per consentire a quei cittadini di crearsi unattività in modo da non dover tornare da noi e cercare aiuto. Tanti micro-piani Marshall: ti do le risorse perché tu possa farcela da solo risolvendo il tuo problema e in questo modo risolvo anche il mio problema di non dover più badare a te e alla tua famiglia. Ragionamento lineare, quindi difficile ad essere accettato dai solidaristi (a parole) di questo Paese.
Del resto quando il governo (anche in quelloccasione era Berlusconi presidente del Consiglio) trattò con la Libia lo scetticismo non mancò, ma gli sbarchi a Lampedusa furono ridotti a zero.
Vogliamo fare due conti? 1.500 dollari contro quanti, nel caso in cui il suddetto tunisino rimanga tra di noi? Vediamo le voci di costo. Assistenza sociale per lui e per la famiglia figli compresi, ricovero, vitto e alloggio, permanenza nei centri per irregolari (nel caso in cui lo sia, peraltro molto frequente), spese sanitarie e in molti casi pericolo di contagio per le nostre popolazioni, servizi di sicurezza, carcere per alcuni, e molte altre. Cè qualcuno che possa sostenere che queste spese siano inferiori ai 1.500 dollari pensati dal ministro degli esteri Frattini e dal suo collega, il ministro degli Interni, Roberto Maroni? Si dirà ancora una volta che è un modo di ragionare inumano perché siamo di fronte a problemi per i quali la considerazione economica e in termini di finanza pubblica deve essere lultima. E chi lha detto? Di solito il migliore solidarismo si accompagna ad una dose importante di realismo.
Dicevamo prima di Lampedusa. Bene, vogliamo considerare anche i diritti di chi su quellisola ci abita e che - teoricamente - dovrebbe vivere del turismo che quellisola dovrebbe attirare? Perché quelle anime belle non vanno a spiegare le ragioni del loro no alla proposta italiana agli abitanti di quellisola che sembra diventata - ormai - un luogo di transito e smistamento che non ha pari in Europa?
Se poi gli europeisti convinti di questo Paese (anche qui a parole) levassero una voce in difesa dellItalia in sede europea dove la sordità nei confronti dei problemi migratori che investono lItalia è totale non sarebbe male. È uno scandalo che ad oggi tutto laiuto europeo, è bene ricordarlo, è consistito nellinvio di quattro funzionari. Quando si dice lEuropa a parole.
Speriamo che il governo vada avanti su questa strada.
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