«L’ho aggredita, è vero, l’ho fatto per rubarle la borsa, ma non l’ho uccisa io, sono anche tornato indietro, ma quella donna non c’era più». Un passo alla volta, Nicolae Romulus Mailat allarga le sue responsabilità nell’omicidio di Giovanna Reggiani. Il 24enne romeno giovedì, a Regina Coeli, aveva detto di essersi limitato a scippare la donna, massacrata di botte martedì sera all’uscita dalla stazione di Tor di Quinto. E ieri, nell’interrogatorio di garanzia, di fronte al gip capitolino Claudio Mattioli e al suo legale Piero Piccinini, Nicolae è sbiancato quando l’interprete gli ha spiegato che era accusato di omicidio volontario aggravato, rapina e violenza sessuale. Dopodiché ha precisato la sua versione. Negando ancora di essere l’omicida, nonostante i pesantissimi indizi a suo carico, ma ammettendo di averle messo le mani addosso per derubarla. Anche se ha aggiunto uno strano dettaglio. «Dopo averla aggredita ho avuto rimorso - ha spiegato Mailat al gip - e sono tornato indietro, ma lei non c’era più». Un tentativo di dribblare l’accusa di omicidio volontario a cui il gip non ha dato credito. Difficile fare altrimenti: la polizia ha ritrovato Giovanna poco dopo, abbandonata nel campo accanto alla strada, ferita mortalmente alla testa e seminuda. Pochi istanti dopo gli agenti, guidati dalla nomade che ha denunciato Mailat, hanno ritrovato la borsa e altri oggetti personali della donna nella capanna del giovane romeno.
Così il gip Mattioli, confermando la custodia cautelare, ha sottolineato la «pericolosità sociale» del presunto assassino della donna, ritenuto «non credibile». Proprio la testimonianza della rom che l’ha denunciato potrebbe schiacciare Mailat alle sue responsabilità: i pm titolari del fascicolo, Italo Ormanni e Maria Bice Barborini, hanno chiesto al gip di procedere con incidente probatorio all’interrogatorio della donna, che ha dichiarato di aver visto il 24enne portare in spalla il corpo esanime della Reggiani e gettarlo nel campo in cui è stato ritrovato. La rom, attualmente sotto protezione, dovrebbe essere ascoltata all’inizio della prossima settimana.
E ieri sera all’istituto di medicina legale della «Sapienza» è stato eseguito dal dottor Luigi Cipolloni l’esame autoptico sul corpo della vittima. L’unica certezza è che a causare la morte sia stata la brutale aggressione. Ma per le altre risposte, e per la conferma della violenza sessuale subita, il direttore del dipartimento, Paolo Arbarello, si è riservato «ulteriori accertamenti». «Domani (oggi, ndr) - ha spiegato - consegneremo al pm le nostre prime impressioni: lui valuterà il da farsi». Gli inquirenti non trascurano poi i rilievi compiuti dalla polizia scientifica, che ieri è tornata ancora a setacciare la baracca di Mailat nell’insediamento abusivo di Tor di Quinto, su alcuni oggetti tra cui l’ombrello della donna, che potrebbe essere stato usato come arma per colpirla a morte.
L’avvocato del romeno, Piccinini, ha confermato che il ragazzo, «attonito» ma «composto» per tutta la durata del faccia a faccia con il giudice, ha fatto «parziali ammissioni» fornendo «una versione diversa a quella apparsa sulla carta stampata». Ma il legale non ha commentato la possibilità che nelle tre ore di interrogatorio Mailat abbia accennato al possibile coinvolgimento nell’aggressione alla Reggiani del misterioso amico.
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