Un ospedale modello nel Bronx «Il terrore sono le baby gang»

Il personale racconta: «Una volta hanno rubato perfino le radiografie a un paziente»

Trentaseimila visite ambulatoriali e novemila accessi al pronto soccorso. Sono i numeri del report 2005 del centro cardiologico Monzino, istituto di eccellenza scientifica che ha sede in via Parea ovvero a Ponte Lambro. Sì, a due passi da quel reticolo di strade che sono diventate il riferimento numero uno della droga su Milano e Provincia.
Coabitazione che al cardiologico Monzino riserva non pochi problemi, dai finestrini dell’auto rotti allo scippo: «Situazione, diciamo, normale. Dato di fatto quotidiano che, infatti, non ci impressiona quasi più» racconta un’infermiera. Disagio che all’esterno del Monzino è comune pure ai frequentatori del circolino di unità proletaria, anche loro vittime di delinquenza spicciola. E i racconti si sprecano: «Una volta erano i rom, gli zingari che si accampavano in un’area poco distante, adesso sono quelli delle baby gang che si ritrovano sotto i portici di via Ucelli di Nemi», «quando li vedo aggirare mi stringo la borsetta, sa dentro ho solo qualche euro ma nel borsellino c’è la fotografia del mio povero marito».


E sull’autobus, il 45 che entra nel quartiere o il 66 che passa poco più in là, entrano in azione borseggiatori di ogni taglia: «C’è persino un mio assistito che si è visto derubato della radiografia contenuta in una valigetta» denuncia un medico, mentre un collega racconta di quella volta che aveva «dimenticato uno stetoscopio sul sedile dell’auto: finestrino spaccato, strumento rubato ma abbandonato a pochi metri di distanza, naturalmente fatto a pezzi». Episodi di inciviltà, dove «protagonisti sono le nuove leve, i ragazzini che fanno quello che vogliono e che qui ci vivono». E questo è il vero problema.

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