
I punti chiave
Fino all’agosto 2024, quando è venuta a mancare, la donna più longeva del mondo si chiamava Maria Branyas: spagnola ma residente durante l’infanzia negli Stati Uniti, aveva ottenuto il riconoscimento di donna più anziana dal Guinness dei Primati l’anno precedente.
Complessivamente Branyas godeva di buona salute - soffriva al massimo per qualche acciacco dovuto ai reumatismi e aveva riscontrato una perdita dell’udito - e a 117 anni poteva dire di essere sopravvissuta a due guerre mondiali e due pandemie, dato che era nata nel 1907. Quindi non solo nel 1918 aveva affrontato la temibile influenza spagnola ma nel 2020 aveva perfino contratto il Covid-19, risultando tuttavia asintomatica e superandolo in maniera relativamente semplice.
“Penso che la longevità significhi anche essere fortunati. Fortuna e buona genetica”, ha spiegato una volta l'anziana, come riporta il Guardian. Uno studio però ha stabilito che, se da un lato la genetica è importante nella longevità, lo sono anche altri fattori.
Lo studio sulla donna più longevi
Lo studio in questione è stato condotto dal Manel Esteller, uno dei massimi esperti di invecchiamento e docente di genetica all’Università di Barcellona. Esteller ha portato infatti avanti una ricerca sul microbioma - ovvero i batteri che sono garanzia di buona salute, presenti nell’intestino - e sul Dna della donna più anziana: ha scoperto che i suoi geni facevano sì che il comportamento delle sue cellule fosse lo stesso di una persona di 17 anni più giovane, mentre il microbioma era praticamente lo stesso di un qualunque neonato ben curato e sano.
Altri aspetti riscontrati sono stati il fatto che la Branyas abbia mantenuto la lucidità fino a quasi la fine della sua vita e che quello studio, probabilmente la ricerca più completa mai effettuata su un ultracentenario, potrebbe fornire spiegazioni su alcuni segreti della longevità. Almeno è questo quello che si proponeva Esteller, la cui intenzione è cercare di capire meglio e di più, al fine di giungere a cure e farmaci che permettano alle persone anziane di affrontare al meglio malattie e disturbi legati al tempo che passa. Tra l’altro proprio con Branyas si è giunti a una scoperta clamorosa: età e malattie non corrono parallelamente, anzi non c’è propriamente una correlazione tra loro.
I segreti della longevità
Per capire meglio e di più, come detto, Esteller si è concentrato non solo sul dato scientifico tout court, relativo a microbioma e Dna di Branyas, ma anche e soprattutto alle sue abitudini - che si potrebbero definire anche, in un certo senso, i segreti della sua longevità, oltre che quelli della sua buona salute fisica e mentale. Questi “segreti”, ormai di dominio pubblico, sono:
- un’alimentazione che fosse fondata sulla dieta mediterranea;
- mangiare tanto yogurt al giorno, almeno 3 vasetti;
- niente alcol;
- niente fumo;
- fare tante passeggiate all’aria aperta;
- trascorrere del tempo di qualità con le persone care, in particolare famigliari.
Queste abitudini in fondo sono le stesse che vengono consigliate solitamente a tutti coloro che desiderano condurre uno stile di vita
sano. Certo, avendo buoni geni, un buon microbioma e tanta fortuna tutto appare più probabile se si desidera vivere una vita lunga, ma uno stile di vita sano è sempre appagante indipendentemente da ciò che accade.