Padova, sgombero e moschea: il Comune prova a farsi bello

La giunta rossa libera gli stabili di via Anelli, inaugura il luogo di culto e si fa pubblicità con inserzioni sui giornali. Ma il «Gazzettino» rifiuta

da Padova

Nel mosaico di via Anelli a Padova entra un po’ di tutto: una nuova moschea, lo sgombero delle famigerate palazzine dello spaccio e una raffica di pubblicità firmata dal Comune e negata dal Gazzettino, il maggior quotidiano del Nordest. Soldi sacrificati in nome della verità, perché l’altra verità, quella municipale, è stata giudicata poco o per nulla corrispondente alla realtà. Via Anelli, insomma, cambia volto. Completamente. Questa la versione della giunta rossa al timone di Padova: storia di un ghetto che lascia il posto alla moschea e di due operazioni che sembrano andare a braccetto. Storia anche di un auto-elogio con cui l’amministrazione rendeva nota ai padovani l’efficacia del muro, il beneficio donato ai clandestini sgomberati dal degrado e il vantaggio che si avrà dall’abbattimento dell’odiata barriera, una volta ripulito il quartiere.
E per convincere i cittadini del buon operato degli amministratori, il Comune aveva varato undici inserzioni pubblicitarie a spese del contribuente sul presente e futuro di via Anelli. Improvviso ieri è giunto il niet dei vertici del Gazzettino. «Quell’annuncio non si pubblica», così l’inserzione uscirà solo sulle colonne del Mattino, un cui ex cronista politico, ora in pensione, si vocifera sia l’autore del testo ideato dal Comune e bocciato dal quotidiano locale più diffuso.
Che ieri Padova abbia assistito a due interventi importanti in via Anelli è innegabile. In mattinata si è alzato il sipario sulla moschea: il sindaco, Flavio Zanonato, ha preso parte alla cerimonia d’apertura di questo nuovo luogo di culto, ricavato nei locali di un ex supermercato, per favorire l’integrazione degli immigrati. Contemporaneamente, sono continuati gli sgomberi in una delle quattro famigerate palazzine dello spaccio che tante polemiche, dentro e fuori Padova, avevano alimentato. La strada, al crocevia tra la stazione ferroviaria e il casello autostradale, è nota come un ghetto, reso tristemente famoso da quel muro che dovrebbe permettere alle forze dell’ordine di controllare gli ingressi in una zona calda, quanto strategica, dominata dallo spaccio di droga. In questo tessuto urbano, particolarmente degradato, ieri è iniziato il trasloco di un centinaio di immigrati, una quarantina di famiglie in tutto, fra cui anche un paio italiane, che ora troveranno un tetto in altri alloggi cittadini rintracciati dal Comune.
Le operazioni di uscita sono cominciate ieri sotto la supervisione del personale del Comune, coordinato dall’assessore alle Politiche sociali della giunta di Zanonato, Daniela Ruffini. Volti soddisfatti, quelli degli immigrati che erano stati invitati a lasciare le case della palazzina. Gli stranieri si mostravano ben contenti di potersi gettare alle spalle un’esperienza difficile. Via Anelli e le strade laterali sono infatti meta di spacciatori e malavitosi, oltre che della loro poco raccomandabile clientela. Si chiude così un’esperienza difficile che lascia però ampi coni d’ombra e perplessità nei nuovi vicini di casa di quelle famiglie esuli di via Anelli, non certo viste di buon occhio dalla maggior parte dei nuovi concittadini.

Intanto, da qui a fine mese, tutta la palazzina numero 27 sarà liberata ed entro fine anno l’intero ghetto dovrebbe rimanere un pallido ricordo. Purché poi non ritorni caposaldo della droga con il rientro di stranieri pericolosi. Un altro motivo che ha spinto il Gazzettino a non credere alle parole del Comune.

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