Cronaca locale

Pagliai e la Gassman per la prima volta sulla scena dell’Elfo

Miriam d’Ambrosio

«Il teatro è il luogo delle parole che non si sentono altrove». Così Peter Brook ne indica tutta la potenza, il posto in cui la parola vive e si riproduce feconda, catturando l’attenzione, lasciando che la mente si liberi.
Ferdinando Bruni ricorda la frase di Brook, parlando della stagione dell’Elfo, densa, coraggiosa, coerente e varia, che compie «scelte di drammaturgia contemporanea e vuole continuare a essere per questa città un’occasione di stimolo costante», sottolinea Elio De Capitani.
Una stagione che apre con un testo dell’austriaco Werner Schwab, Le presidentesse - il verbo oltre la carne (14 ottobre - 13 novembre), «tre donne, due pensionate e una che ancora lavora - spiega De Capitani che ne è il regista - una donna delle pulizie che stura gabinetti a mano libera (“Maria lo fa senza”, dice), una che ha quasi visioni mistiche. La fede è il motore che le muove, oltre all’alcol per una in particolare, mentre la terza è una vedova legata alla vita. Un testo che mostra quanto la speranza sia, oggi, materia difficile». I tre personaggi femminili tra il delirio e l’ironia, votati a un gioco al massacro verbale (e fisico) sono Cristina Crippa, Anna Coppola e Corinna Agustoni.
Novembre è occupato da Amleto, protagonista Bruni con Ida Marinelli (Gertrude) ed Elio De Capitani (Claudio). Un classico che viene riproposto perché va sottolineata «l’importanza delle riprese di alcuni spettacoli che devono continuare ad avere vita, che crescono, non sono mai gli stessi», dice De Capitani. Discorso che vale per Morte accidentale di un anarchico di Dario Fo, messo in scena dal 12 dicembre all’8 gennaio.
La produzione Teatridithalia continua con Don Giovanni Rock party, spettacolo di Andrea Taddei che ha attinto da Molière, e con il lavoro di Heiner Muller su Medea. Una Riva abbandonata - materiale per Medea - paesaggio con Argonauti, regia di De Capitani (all’Elfo dal 26 aprile al 28 maggio).
A maggio ci sarà Cuore a nudo, un concerto per Milano, regia di Francesco Frongia, con Bruni e Mauro Giovanardi, accompagnati dal piano e fisarmonica di Fabio Barovero, dalla tromba di Paolo Milanesi, dalla chitarra di Lorenzo Corti.
Poi torna un vecchio e rinnovato amore, Fassbinder (dal 7 giugno al 2 luglio). Come gocce su pietre roventi - commedia pseudotragica, voluta da Ferdinando Bruni, è la storia di un’iniziazione (spietata) all’amore.
Gli ospiti accolti in questa stagione (qualcuno è insolito, per questo ancora più stimolante), sono Davide Enia, talento palermitano che stavolta non propone un monologo ma un lavoro corale chiamato Scanna (9 - 22 gennaio), Leo Muscato che ha curato drammaturgia e regia di un Romeo e Giulietta - nati sotto contraria stella, tutto al maschile (sempre a gennaio), Cesare Lievi che mette in scena un suo testo, Fotografia di una stanza, a chiudere il primo mese dell’anno.
Arrivano Ugo Pagliai e Paola Gassmann (per la prima volta all’Elfo) con Urfaust di Goethe, torna Danio Manfredini con il suo bellissimo Cinema cielo (da fine febbraio al 19 marzo), e dal primo giorno di primavera al 2 aprile il Teatro de Los Andes di César Brie, con Fragile e Marcelo, spettacoli inediti.
Le ospitalità sono chiuse da Lasciami andare madre, regia di Lina Wertmuller, tratto dall’omonimo libro di Helga Schneider.

Protagonisti lo straordinario Roberto Herlitzka nei panni della madre e Milena Vukotic, che dà il suo volto stralunato alla figlia.

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