Cari amici di Smirne, scusate il disturbo, abbiamo scherzato: riprendetevi l'Expo perché noi non siamo capaci. Pensavamo di essere in grado di rispettare gli impegni presi col Bie, ma non è così: abbiamo già accumulato dieci mesi di ritardo e se ne accorgeranno i commissari del Bureau international des expositions quando verranno a Milano per verificare a che punto siamo. E con disappunto vedranno che siamo fermi. Allora, arrossendo, racconteremo loro che, sì, effettivamente ci sono stati problemi nella «definizione della governance», per decidere i nomi e fissare le retribuzioni degli amministratori e che il sindaco Moratti e il ministro dell'Economia Tremonti proprio non sono fatti per capirsi, che i fondi governativi tardano. Insomma avanzeremo pietose scuse e giustificazioni imbarazzate che i severi commissari non capiranno, inducendoli anzi a temere che con tutte queste beghe, un così disarmante indecisionismo e tanti problemi di compatibilità caratteriale potremmo non farcela mai. Timore fondato. Perciò, cari amici di Smirne, toglieteci dall'imbarazzo, risparmiateci un'umiliazione. Riprendetevi l'Expo. Per voi non è un problema aver perso tanto tempo, potete recuperarlo facilmente giacché voi turchi, si sa, siete gente in gamba.
Una prova? Siete riusciti a costruire sul Bosforo non uno ma ben tre bellissimi ponti sospesi. Noi per farne uno sullo stretto di Messina stiamo discutendo da una trentina d'anni.
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