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Bloccato l'assalto Ue: no del Senato al riconoscimento dei figli di coppie lgbt

In commissione Politiche europee passa la linea del centrodestra: "no" alla proposta di regolamento Ue sul riconoscimento dei figli anche da genitori dello stesso sesso

Bloccato l'assalto Ue: no del Senato al riconoscimento dei figli di coppie lgbt

Dalla commissione Politiche europee al Senato arriva un secco "no" alla proposta di regolamento Ue sul riconoscimento dei figli anche da genitori dello stesso sesso, in vista di un certificato europeo di filiazione. Alla fine è passata la risoluzione di maggioranza, presentata da Fratelli d'Italia, che in sostanza va nella direzione contraria a quella indicata dall'Unione europea per quanto riguarda i figli delle coppie gay. Le opposizioni hanno votato in maniera compatta, ma a spuntarla è stato il centrodestra.

Passa la linea del centrodestra

Maurizio Gasparri e Pierantonio Zanettin, senatori di Forza Italia, hanno spiegato che in tal modo è stata ribadita la netta contrarietà a "pratiche inaccettabili" come la maternità surrogata e l'utero in affitto. Gli esponenti del partito azzurro hanno fatto notare che su un ambito così delicato è necessario agire con massima cautela: "Solo l'ampio divieto di ricorrere alla maternità surrogata è in grado di evitare lo sfruttamento delle condizioni di fragilità delle donne. L'utero in affitto risulta lesivo della dignità della gestante, ma anche dello stesso bambino".

Dal suo canto la coalizione ha rivendicato la scelta di difendere una prerogativa dell'Italia su un tema che è di competenza dei singoli Stati. "Il fatto che in alcuni Stati venga istituita l'inedita figura dei figli con due padri non significa che per forza debba essere inserita nel nostro ordinamento", ha spiegato Lucio Malan, capogruppo di Fratelli d'Italia a Palazzo Madama.

Il ragionamento effettuato è che altrimenti si andrebbe incontro a un "federalismo bizzarro" secondo cui gli altri Stati sarebbero obbligati a seguirne uno singolo sulle decisioni che intraprende. Per Malan la proposta di regolamento Ue di cui si sta discutendo viene prospettata come il riconoscimento dei diritti dei figli "ma così non è". La posizione del centrodestra è chiarissima: i figli hanno diritto ad avere un padre e una madre.

Il testo della risoluzione sostiene che l'obbligo di riconoscimento del certificato Ue di filiazione non garantisce il rispetto dei principi di sussidiarietà e proporzionalità "nella misura in cui consente di invocare il motivo dell'ordine pubblico solo caso per caso e in quanto non prevede di poterlo invocare per negare il riconoscimento del certificato europeo di filiazione".

M5S e Pd vanno all'attacco

Sul voto si è registrata l'unione delle opposizioni, che però non sono riuscite a portare a casa il risultato da loro desiderato. Nelle scorse ore era circolata l'ipotesi di mettere ai voti la risoluzione del Terzo Polo per tentare di trovare una convergenza più ampia, magari anche con una parte della maggioranza. Ma così non è stato.

All'attacco è andata Barbara Floridia, capogruppo del Movimento 5 Stelle al Senato, secondo cui la risoluzione del centrodestra in commissione Politiche europee al Senato "ci porta dritti dritti verso una Visegrad dei diritti". Le ha fatto eco Simona Malpezzi: per la capogruppo del Partito democratico a Palazzo Madama il parere espresso dalla maggioranza "mette l'Italia accanto a Polonia e Ungheria restringendo l'ambito dei diritti".

Non poteva mancare la dura presa di posizione di Alessandro Zan: il deputato del Pd ha affidato al proprio profilo Twitter il piagnisteo in seguito al parere negativo arrivato per il regolamento Ue che chiedeva di riconoscere i diritti dei figli anche delle coppie dello stesso sesso in tutti i Paesi membri. "Si trattava di riconoscere uguaglianza e civiltà.

Ormai siamo alla destra ungherese", ha scritto Zan.

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