Tanta violenza psicologica e da anni. Nei confronti del figlio ma soprattutto della moglie. Questo dispensava legiziano che ieri ha ammazzato il proprio figlio a sangue freddo, per poi togliersi la vita, in una sequenza che i carabinieri definiscono da premeditazione e lo dicono le testimonianze. Lo sa bene il parroco che spesso vedeva il ragazzino arrivare in oratorio, un parco centrale di San Donato, e che ora vuole mantenere lanonimato.
Dice: «Si vedeva che qualcosa non andava quando quelluomo accompagnava il figlio. Era fin troppo attaccato al piccolo, in maniera quasi ossessiva. Senzaltro non equilibrata, almeno a vedersi». Ma in comune se ne sa molto di più. È dai servizi sociali che si piega, anche qui con la volontà di rimanere nel più stretto anonimato. «Quella famiglia la si è vista più e più volte qui nei nostri uffici. Non cerano affatto problematiche di ordine economico. Anzi. Lui, operatore turistico, lei impiegata con mansioni di responsabilità stavano assolutamente bene. Il fatto è che cerano pressioni psicologiche forti sulla moglie. E, in più il marito non aveva mai accettato il fatto che il proprio figlio fosse stato affidato a lei».
Non per niente lassessore ai Servizi sociali di San Donato Marco Zampieri ora dice: «Li conoscevamo benissimo. È per questo che ora sono assolutamente sconvolto». Mentre ieri, sul posto, appena dopo i fatti è accorso anche il direttore sanitario della Asl di zona, Emilio Triaca, che ha voluto specificare subito a chiare lettere: «La struttura era protetta, nessuno poteva immaginare». Ma sui fatti ha voglia di parlare anche Giovanni Cafaro, consigliere comunale di San Donato impegnato da tempo anche sul fronte antiviolenza a 360 gradi che commenta: «Abbiamo assistito a un gesto di autentica follia. Ora ci rimane solo la solidarietà da portare alla madre disperata».
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