Pdl, c'è la svolta di Alfano: ora stop ai doppi incarichi

Il segretario scrive le nuove regole del Pdl. Scelta obbligatoria tra ruolo sul territorio e cariche elettive. E tra i coordinatori regionali rischiano di cadere teste eccellenti

Pdl, c'è la svolta di Alfano:  ora stop ai doppi incarichi

Roma - Fino a martedì tutto si limitava a un generico articolo dello statuto del Pdl, il numero 35: «È emanato un apposito regolamento sulle incompatibilità tra le cariche del movimento e gli incarichi istituzionali e di rappresentanza esterna». Ma del regolamento non c’era traccia: una tana-libera-tutti, una festa per gli accumulatori di poltrone, per i militanti da bosco e da riviera. Poi è arrivata la letterina di Angelino Alfano, scovata dal sito notapolitica.it. Il 6 dicembre scorso il segretario del Pdl ha scritto a colonnelli e caporali del partito per comunicare le nuove regole del gioco in vista dei prossimi congressi provinciali e di grande città: in tre paginette e cinque articoli il testo (leggibile sul sito www.pdl.it) getta nel panico molti esponenti di spicco del partito, che saranno costretti a scegliere tra la guida del partito a livello locale e incarichi di rappresentanza locale e nazionale. Se qualcuno aveva ancora dei dubbi, eccolo servito: il partito di plastica sta diventando di carne e ossa. Un Pdl 2.0.
Le norme sono dure e impopolari. Nel partito i mugugni sono già partiti. Ma Alfano non ha alcuna intenzione di fare passi indietro. All’interno del Pdl il coordinatore regionale (o il vice vicario) non potrà essere anche il numero uno o il numero due su base provinciale o nelle grandi città, e viceversa. Inoltre nessun coordinatore o vice locale potrà essere anche responsabile nazionale di settore e presidente di consulta nazionale. E poi coordinatori e vice regionali non potranno sedere al governo, essere presidenti di Regione e Provincia o sindaci di Comuni capoluogo o comunque con più di 15mila abitanti, assessori regionali, provinciali e di comune capoluogo, capigruppo regionali, presidenti di assemblea regionale. Coordinatori e vice provinciali e di grandi città avranno anche il tabù della poltrona di capogruppo provinciale o comunale. E non finisce qui: i coordinatori avranno anche sbarrata la porta dei consigli di amministrazione di società o aziende a partecipazione statale, regionale, provinciale e comunale, né potranno essere dipendenti del Pdl. E parlamentari e consiglieri? Per ora salvi. Ma dalle prossime elezioni, rigore assoluto anche qui. Se i coordinatori del Pdl vorranno candidarsi a qualsiasi livello (fatti salvi i comuni più piccoli) dovranno sospendersi dal loro incarico almeno sei mesi prima della scadenza dell’organo al quale intendono candidarsi. Nel caso di voto anticipato, la scelta dovrà avvenire entro sette giorni dallo scioglimento dell’assemblea alla quale intendono candidarsi.
La moralizzazione targata Alfano rischia di influenzare pesantemente la corsa alle poltrone di guida del Pdl nelle province e nelle principali città, spazzando via alcune candidature e rilanciando gli outsider. Quanto ai coordinatori regionali, tra di loro rischiano di cadere molte teste eccellenti. Quasi tutti loro, infatti, siedono in Parlamento: sono deputati Enzo Ghigo (Piemonte), Michele Scandroglio (Liguria), Michaela Biancofiore (Alto Adige), Alberto Giorgetti (Veneto), Isidoro Gottardo (Friuli-Venezia Giulia), Massimo Parisi (Toscana), Remigio Ceroni (Marche), Luciano Rossi (Puglia), Vincenzo Piso (Lazio), Nicola Cosentino (Campania), Settimo Nizzi (Sardegna). In Senato siedono invece Mario Mantovani (Lombardia), Filippo Berselli (Emilia-Romagna), Filippo Piccone (Abruzzo), Francesco Amoruso (Puglia), Ulisse Di Giacomo (Molise) e Guido Viceconte (Basilicata). Tutti loro dovranno dimettersi entro pochi mesi dalla guida regionale del partito se vorranno ricandidarsi a Roma, oppure rinunciare allo scranno parlamentare e ai suoi benefici.

Aut aut in vista per altri due coordinatori regionali: Giuseppe Scopelliti, presidente della regione Calabria, e Giuseppe Castiglione, presidente della provincia di Catania. Se Alfano vuole fare sul serio (ed è chiaro: vuole fare sul serio), dovrà vedersela con una forte resistenza interna. Auguri, Angelino.

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