Settant'anni fa, il 7 dicembre 1941, l'attacco di Pearl Harbor segnava una svolta nella storia  della seconda guerra mondiale trascinando gli Stati Uniti nel conflitto. Il «Washington Post» ne  ha approfittato per sfatare molte convinzioni su quell'attacco che non hanno fondamento. 
 Uno. Non è vero che gli Stati Uniti non immaginavano un attacco giapponese. C'erano stati  parecchi segnali, oltre a quelli ovvi della firma dell'alleanza fra Giappone, Germania e Italia  e dell'affondamento di una nave americana nel fiume Yangtze in Cina. Il ministero americano  della Guerra aveva intercettato cabli segreti fra Tokio e la sua ambasciata a Washington:  temevano un attacco alle Hawaii il 30 novembre. Inoltre il 4 dicembre Roosevelt ricevette un  memorandum di 26 pagine dall'ufficio dell'Intelligence della marina che spiegava come le spie  giapponesi fossero molto interessate a informazioni «militari, navali e commerciali, con  particolari attenzione alla Costa ovest, il Canale di Panama e le Hawaii», nell'ottica «di un  possibile conflitto aperto» con gli Stati Uniti. Nessuno di questi avvertimenti menzionava  tuttavia l'arrivo dell'imponente armada navale giapponese che attaccò, senza dichiarazione di  guerra preventiva, la flotta americana nel porto di Pearl Harbor alle Hawaii.
 Due. I giapponesi non attaccarono solo Pearl Harbor. L'attacco più grave e le maggiori perdite  americane furono alle Hawaii, ma quel giorno le forze nipponiche attaccarono anche nelle  Filippine, a Wake Island, Guam, in Malesia, Thailandia e nelle isole Midway. 
 Tre. Le forze americane risposero rapidamente e con decisione. Falso. In realtà, per mesi gli  Stati Uniti subirono sconfitte nel Pacifico. La prima offensiva partì nel febbraio 1942 con  l'attacco americano alle isole Marshall e Gilbert. Intanto il generale Douglas Mc Arthur,  comandante della guarnigione americana nelle Filippine chiedeva invano rinforzi navali, ma non  li ottenne e le Filippine caddero. 
 Quattro. I giapponesi-americani furono gli unici cittadini messi sotto sorveglianza dopo Pearl  Harbor. Non fu proprio così: 48 ore dopo l'attacco, più di mille nippo-americani,  italo-americani e tedesco-americani furono arrestati dall'Fbi. Fino alla fine della guerra le  autorità interneranno, arresteranno o limiteranno i movimenti di centinaia di migliaia di  persone. Gli americani di origine giapponese furono la maggior parte delle 120mila persone  inviate nei campi d'internamento, ma le stessa sorte toccò ad oltre 11mila tedeschi americani. Circa 600mila italo americani vennero considerati «enemy aliens» (nemici stranieri) e sottoposti  a limitazioni. Ai giapponesi-americani fu comunque imposto il trattamento più duro: dovettero  consegnare tutte le telecamere e macchine fotografiche in loro possesso, i loro conti in banca  furono congelati e gli furono imposte limitazioni nei viaggi. 
 Cinque. L'attacco convinse gli americani che gli Stati Uniti dovevano entrare in guerra. Ma in  realtà l'attacco persuase gli americani, fino allora in gran parte isolazionisti, ad entrare in  guerra nel Pacifico.
Pearl Harbor compie 70 anni. E si scopre che ci ha solo bombardato di bugie
Il più micidiale attacco di guerra contro gli Stati Uniti in realtà fu scatenato contro le Hawai. E a finire in galera per questo furono migliaia di italian. Ma non sono i soli miti che il «Washington Post» svela. L'America, nonostante il blitz, non dichiarò mai guerra alla Germania e all'Italia. E non fu un attacco a sorpresa
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