Cè un po di tutto tra i 48 uomini perquisiti e indagati dal comando della polizia postale di Milano in 15 province italiane per aver scaricato via Internet da due server stranieri immagini pedo-pornografiche. Ventuno i denunciati solo in Lombardia, di cui addirittura 18 (il numero più cospicuo) tra la nostra città e lhinterland. Padri di famiglia dichiaratisi colpevoli, insieme ai loro figli, sotto lo sguardo impassibile della moglie. Chi, alla vista della polizia, ha finto un improvviso attacco cardiaco per prendere tempo e chi ha accusato gli investigatori di non essere tali, minacciandoli quindi di chiamare «il 113». Poi si passa ai soggetti più singolari. Come un balordo con precedenti specifici (laccusa era di atti di libidine su minore) che, dopo aver scontato una pena di quattro anni, ci è ricascato e ora è tra i denunciati. Per finire con un impiegato romano 47enne (lunico in manette) grande viaggiatore, con una spiccata predilezione per le rotte sudamericane dove praticava sesso con minori a pagamento.
«Non cè un identikit del pedofilo on line - spiega il vicequestore aggiunto Fabiola Trefiletti - Ci sono operai, ma anche manager. E pure letà varia molto, dai 20 ai 50 anni».
Le indagini, iniziate a dicembre, si sono concentrate sul traffico dei clienti di un importante provider italiano verso due siti di tipo pedo-pornografico ospitati su server stranieri.
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