Penati inguaiato anche dagli affitti d’oro per le case dei rom

Determina numero 334 del 18 dicembre 2006. La firma è di Filippo Penati, all’epoca presidente della Provincia di Milano. Tema, il canone d’affitto annuo che Palazzo Isimbardi dovrà versare alla proprietà di quattro appartamenti e un seminterrato di trecento metri quadri al civico 27 di via Varanini, accanto alla Stazione Centrale. Locali che verranno destinati ad accogliere una settantina di rom che nel giugno del 2005 erano stati sfrattati dal campo di via Capo Rizzuto. E a chi appartengono quel seminterrato di 300 metri quadri e i quattro appartamenti? Alla «Miramondo network srl» di Sesto San Giovanni. E chi c’è dietro? C’è anche Piero Di Caterina, la «gola profonda» dell’inchiesta monzese sul giro di tangenti che avrebbe coinvolto Penati e il Pd.
È uno dei tanti affari messi in piedi dai due. Ma fu uno di quelli che più fece imbufalire i milanesi, che - nel pieno dell’emergenza nomadi - assistettero a un trasloco di massa pagato con soldi pubblici, e senza sapere che l’affare andato in porto faceva parte - secondo i magistrati - di un più ampio scambio di favori tra il politico e Di Caterina, entrambi finiti ora in un’inchiesta aperta per vicende di corruzione e concussione. Ma l’affitto pagato dalla Provincia fu solo metà dello scandalo, proprio dopo la denuncia dell’imprenditore. L’altra metà, infatti, arrivò poco tempo dopo. Quando, sulla base di un’altra delibera, l’inquilino di Palazzo Isimbardi decise di «conferire l’incarico all’agenzia del territorio per la stima di alloggi e locali commerciali siti in via Varanini 27». Insomma, di lì a poco si sarebbe arrivati all’acquisto a titolo definitivo degli appartamenti. Prezzo, 1,4 milioni di euro. Un assegno staccato da via Vivaio e incassato a Sesto. Un’acquisizione che, secondo i conti di Penati, avrebbe evitato alla Provincia lo spreco di denaro pagato per l’affitto dell’immobile. Ma che secondo quella che all’epoca era l’opposizione a Palazzo Isimbardi risultò essere un’operazione «inconcepibile». Tanto da arrivare davanti alla Corte dei conti, con un esposto firmato dall’allora capogruppo provinciale di An Giovanni De Nicola. A distanza di pochi anni, la vicenda di via Varanini torna d’attualità. Riportata a galla non tanto e non solo da reati contabili, ma da un’inchiesta penale di più vasta portata.

Ma per Penati i giornali hanno fatto «ricostruzioni parziali, infondate e contraddittorie». «Ribadisco la mia totale estraneità ai fatti che mi si addebitano - conclude -. Confido di poterlo dimostrare nel più breve tempo possibile».

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