Il caffè, la lite con Sordi, la tubercolosi. Quello che (forse) non sai su Nino Manfredi

Il 4 giugno 2004, all'etàdi 83 anni, moriva Saturnino "Nino" Manfredi uno dei volti più amati della commedia all'italiana

Il caffè, la lite con Sordi, la tubercolosi. Quello che (forse) non sai su Nino Manfredi
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"Giganti come lui e Sordi non hanno eredi". Così Lino Banfi parlava di Nino Manfredi subito dopo la sua scomparsa avvenuta il 4 giugno 2004. Attore, regista, sceneggiatore e cantante, Saturnino Manfredi era considerato uno dei "colonnelli" del cinema italiano insieme a Alberto Sordi, Vittorio Gassman e Ugo Tognazzi; uno dei pochissimi attori in grado di spaziare con disinvoltura tra ruoli comici e drammatici, raccontando con umanità e ironia le contraddizioni dell’Italia del dopoguerra fino agli anni '80. Dagli studi di giurisprudenza all'Accademia d'arte drammatica Manfredi ha saputo dare voce alle sue doti artistiche, andando persino contro la sua famiglia e passando dall'interpretazione alla scrittura, dalla regia fino al canto (suo il successo "Tanto pe' canta'"). Ricordato da tutti per il suo Geppetto nello sceneggiato "Le avventure di Pinocchio" di Luigi Comencini, Manfredi ha ottenuto decine di riconoscimenti grazie a film come "L'audace colpo dei soliti ignoti", "Pane e cioccolata", "Brutti sporchi e cattivi" ma anche grazie al ruolo da protagonista nella fiction "Linda e il Brigadiere". Il suo nome e il suo volto sono stati però legati, per quasi due decenni, anche al marchio Lavazza con gli iconici slogan pubblicitari "Il caffè è un piacere, se non è buono che piacere è?" e "Lavazza, più lo mandi giù più ti tira su".

La tubercolosi e l'amore per la recitazione

E' grazie alla tubercolosi, contratta quando aveva 15 anni, che Nino Manfredi scoprì di avere una profonda passione per la recitazione. Ricoverato in sanatorio, dove rimase per circa tre anni, Nino ebbe la possibilità di assistere a una rappresentazione che cambiò la sua vita, quella della compagnia di Vittorio De Sica. "Offrì ai degenti dell'ospedale uno spettacolo teatrale e mio padre rimase molto sorpreso, tanto che quando finalmente venne dimesso, cominciò a realizzare spettacoli nel teatrino della parrocchia: si divertiva a interpretare ruoli femminili, gli venivano particolarmente bene. Lo notò un parrocchiano, l'attore Carlo Campanini, che lo spronò a coltivare la sua capacità espressiva", raccontò Luca Manfredi, figlio dell'attore. Per Manfredi la recitazione diventò un vero e proprio motivo di vita, una sorta di riscatto dalla malattia, che si era portata via molti amici: "È una parte della sua vita che nessuno conosce, il Manfredi segreto, prima che diventasse Nino Manfredi: la storia di un ragazzo malato di tubercolosi, rinchiuso per tre anni e mezzo in un sanatorio, unico sopravvissuto della sua camerata. Si considerò miracolato e per questo più tardi girò Per grazia ricevuta: lui che non era credente, mio padre fu l’unico risparmiato".

La lite con Alberto Sordi

Nino Manfredi e Alberto Sordi hanno lavorato fianco a fianco in numerose pellicole come "Lo scapolo", "I complessi" e "Nell'anno del Signore...". Eppure nel 1994, complice un'intervista rilasciata da Manfredi a Marco Spagnoli, i due attori smisero di parlarsi e per anni rimasero fermi sulle loro posizioni. "Alberto Sordi è un attore che ha un talento dieci volte più grande del mio. È un talento naturale che, però, non ha educato. Sordi non può fare altro che sé stesso, non ha mai fatto altro in vita sua ed è per questo che oggi è finito! Io quando facevo Ponzio Pilato cercavo di "essere" Ponzio Pilato, ma Sordi chi cerca di essere quando recita? Lui rimane sempre se stesso. È da mo' che me so' accorto di questa cosa: quando giravamo nel '68 in Angola "Riusciranno i nostri eroi…" gliel'ho detto pure a lui: "Senti Albè, ma perché non te prepari?". Non mi capiva, e da allora non ha più voluto lavorare con me, se non i film dove manco ci incontravamo e pensa che prima, noi abbiamo vissuto tanto assieme. Sordi è un personaggio, io sono un attore, perché faccio tanti personaggi".

Mesi dopo, interpellato sulle dichiarazioni di Manfredi, Alberto Sordi replicò con fermezza: "Vede, io sono anziano e Manfredi è un mio coetaneo. Soffro di certi doloretti, e sa, sono cose che possono accadere ad una certa età, perché alla nostra età o ti prende alle gambe oppure alla testa. A Nino, evidentemente, non lo ha preso alle gambe…". Solo molti anni dopo, quando la malattia aveva colpito entrambi, i due attori sotterrarono l'ascia di guerra.

A raccontarlo fu il figlio di Nino, Luca Manfredi: "Un abbraccio suggellò la ritrovata amicizia. Al funerale di Sordi (nel 2003, ndr) gli promise che lo avrebbe raggiunto entro un anno. Fu di parola, papà è scomparso nel 2004".

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