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Amaterasu incombe su Naruhito. Cosa non convince del profilo social imperiale

La famiglia imperiale giapponese fa il suo debutto ufficiale su Instagram, ma con regole forse troppo rigide che hanno un solo comune denominatore: le origini mitiche della dinastia

Amaterasu incombe su Naruhito. Cosa non convince del profilo social imperiale
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La famiglia imperiale giapponese, guidata dal 2019 dall’imperatore Naruhito, non è esattamente come tutte le altre. Il divario fra tradizione e modernità nel casato regnante del Paese del Sol Levante è sempre stato molto più netto rispetto a quello esistente nelle altre monarchie, ben percepito non solo dai suoi membri, ma anche dall’esterno. Trovare un equilibrio tra questi due poli opposti è un compito che il “sovrano celeste” non ha mai davvero portato a termine, a parte alcune importanti eccezioni (per esempio Naruhito ha parlato pubblicamente della depressione della moglie Masako). L’apertura del primo primo profilo social della dinastia giapponese poteva rappresentare un notevole passo avanti in una fusione ragionata tra passato e presente. Così non è stato o, almeno, non sembra sia finora. A giocare un ruolo preponderante, infatti, sono norme di comportamento molto rigide, nate e mantenute immutate per onorare le origini mitiche della famiglia imperiale.

Naruhito è social

Dal primo aprile 2024 la famiglia imperiale giapponese è su Instagram. L’annuncio dell’apertura del profilo della Imperial Household Agency (kunaicho_jp) è stato dato da circa una settimana, ma finora la pagina era rimasta chiusa al pubblico. Quasi nessuno si aspettava una decisione simile dalla Casa reale giapponese. È stata una bella sorpresa, anche perché nel panorama social mancava solo Naruhito. Questa relativa chiusura al mondo virtuale, dettata dal profondo senso di discrezione orientale, rendeva la famiglia regnante ancora più inaccessibile, fin troppo distante dalla gente e dal Giappone che, al contrario, è riuscito piuttosto bene a coniugare una tradizione millenaria con un futuro sempre più tecnologico.

Ciò, però, non significa che l’imperatore e i suoi parenti abbiano di colpo dimenticato la loro identità per tuffarsi nel mare (a volte burrascoso) dei social. Tutt’altro: il profilo della Casa imperiale rispecchia alla perfezione le regole di sobrietà, ordine, onore, formalità e buon senso (nella sua forma più rigida) che da secoli accompagnano tutti i reali giapponesi: i venti post finora pubblicati si limitano a raccontare gli impegni ufficiali di Naruhito e Masako, sono del tutto assenti le interazioni con il pubblico, visto che i commenti sono filtrati per evitare critiche e polemiche (comunque è considerato un tabù criticare l’imperatore) e la pagina, pur avendo al momento più di 495mila follower, non segue nessun altro profilo.

A proposito di quest’ultimo punto un portavoce del casato, citato dal Corriere della Sera, ha dichiarato: “Non è escluso che in futuro potremo seguire altre case reali”. Non solo: come spiega il Guardian il profilo verrà gestito esclusivamente dall’ufficio stampa del casato, che si occuperà di selezionare le immagini e di scrivere le didascalie. Dunque non sarebbero previsti interventi individuali dei membri della famiglia per quel che riguarda la pubblicazione di contenuti (forse dall’Estremo Oriente hanno fatto tesoro della lezione appresa attraverso la débâcle della diffusione del ritratto di Kate con i figli).

Per il momento la Imperial Household Agency non ha sfruttato nemmeno la funzione delle Storie: non è ancora chiaro se ciò faccia parte di una precisa linea di condotta, oppure se sia solo una questione di tempo prima che la pagina Instagram venga movimentata da video della famiglia imperiale impegnata nei doveri ufficiali.

Tutta “colpa” di Amaterasu

I portavoce dell’imperatore Naruhito sostengono che la scelta di sbarcare sui social sia dettata dal desiderio di attirare l’attenzione dei giovani nei confronti della più antica monarchia vivente. Tuttavia se a controllare il profilo Instagram saranno soltanto i funzionari di Palazzo, celebri per la loro rigidità e per il controllo a volte perfino maniacale che esercitano sulla vita pubblica e privata dell’imperatore e dei suoi parenti, sarà difficile catturare l’interesse delle persone, in special modo dei ragazzi, abituati allo scintillio abbagliante della vita in città come Tokyo.

Tuttavia le regole, a volte anacronistiche, a cui l’imperatore deve sottostare non sono che la punta dell’iceberg. La vera radice del problema è nell’origine mitica dell’imperatore. Secondo la tradizione religiosa shintoista, infatti, la capostipite della dinastia del “sovrano celeste” è la dea Amaterasu, divinità associata al Sole, dunque alla nascita della vita (pensiamo, per associazione, che il Giappone è chiamato anche “Paese del Sol Levante”, ovvero Paese da cui nasce il Sole). Da lei tutto ha inizio, a lei tutto ritorna.

Il Kojiki (Memorie degli Eventi Antichi) narra che un giorno il dio delle tempeste e del mare, Susanowo, distrusse le risaie di Amaterasu. Quest’ultima, furiosa, decise di ritirarsi in una caverna, lasciando che il mondo sprofondasse nelle tenebre. La dea dell’alba, Ama-no-Uzume, ebbe l’idea di legare uno specchio a un albero. Poi si mise a danzare, richiamando l’attenzione di Amaterasu. Quando questa uscì dalla caverna vide i suo riflesso luminoso nello specchio e capì quanto fosse importante la sua presenza per il mondo.

La dea Amaterasu inviò poi suo nipote, Ninigi-no-Mikoto, in Giappone per costruire risaie. Prima di partire gli donò la spada Kusanagi e lo specchio Yata no Kagami, oggetti simbolici, leggendari che divennero i primi emblemi della dinastia. Il pronipote di Ninigi-no-Mikoto fu il primo imperatore del Giappone, Jinmu, la cui esistenza, però, è tuttora dibattuta tra gli storici. Per i giapponesi e per l’imperatore Naruhito queste origini sono molto importanti. Non si tratta solo di racconti mitologici. Ciò pone il casato in una posizione di superiorità, di intoccabilità rispetto al popolo.

È vero che tale senso di distacco è riscontrabile anche in altre famiglie regnanti (in quella britannica, senza andare troppo lontano), ma in questo caso viene acuito dalla leggendaria nascita divina. Per questo un imperatore non può far ciò che fanno tutti e per giunta anche nella stessa maniera. Ovvero, non possiamo immaginare che apra un profilo Instagram e poi ci mostri fatti più o meno privati della sua quotidianità. L’origine mitica lo pone su un livello diverso. Amaterasu rappresenta l’antenata divina di cui andare fieri, ma anche di cui mantenere intatta la dignità e l'integrità di fronte al mondo, poiché queste si riflettono su tutto il casato, generazione dopo generazione.

Tutto ciò, almeno in parte, risulta anacronistico, almeno dal punto di vista occidentale. Se guardiamo l’arrivo su Instagram di Naruhito esclusivamente dalla nostra prospettiva europea si tratterebbe di un primo passo molto piccolo verso la modernità, forse eccessivamente frenato da regole che assomigliano a lacci un po’ troppo stretti. Dal punto di vista orientale, giapponese, invece, è un calmo, moderato avanzamento di un imperatore figlio del suo tempo verso il popolo, ma senza dimenticare, anzi, onorando in ogni gesto quell’irraggiungibile dea a cui deve gli onori e la gloria.

Trovare un punto d'incontro fra la visione occidentale e quella orientale e fra la tradizione e la modernità è una sfida che, oggi, (se vorrà e potrà raccoglierla) spetta a Naruhito.

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