Pisapia cambia idea e li minaccia Compagni in cerca di altri palazzi

Il sindaco chiama e Macao risponde (l’opposto). Dopo essere andato in assemblea per «metterci la faccia», e aver offerto ai lavoratori dell’arte gli spazi dell’ex Ansaldo, ieri Giuliano Pisapia, al quarto giorno di occupazione di via Galvani, ha preso posizione a favore della legalità e dei diritti di tutti i cittadini. Ci è voluta la discesa in campo dell’arcivescovo Angelo Scola che due giorni fa ha parlato di «legittime richieste dei giovani, nei limiti della legalità»? «Ci serve un tetto. Occupiamo un altro spazio», la risposta a tono di Macao. «Fin dalla settimana scorsa ho affermato chiaramente - spiega il sindaco - che è assolutamente necessario rispettare le regole e che devono essere garantiti i diritti di tutti i cittadini. Per questo chiedo con forza che, da parte di chi vuole essere protagonista di iniziative culturali, si ponga fine ad ogni comportamento che comporti un grave disagio ai cittadini e alla città. Condivido il fatto che la cultura debba essere un bene comune, ma anche il territorio della città è un bene comune». «Vi aspetto al prossimo incontro, che spero possa essere all’ex Ansaldo», aveva detto Giuliano nel suo intervento. Così ieri ha ribadito «la volontà di far nascere, a partire dall’Assemblea di questa sera negli spazi dell’ex Ansaldo, l’Officina della Creatività». Ma tant’è.
L’assessore alla Cultura Stefano Boeri e le associazioni invitate all’incontro sono rimaste a bocca asciutta. Alle 19 i lavoratori dell’arte - che per tutta risposta avevano indetto un’assemblea alle 18 per scegliere il nuovo spazio da occupare - non si sono presentati. Hanno inviato un messaggero per leggere il lapidario comunicato: «Perché non si dica che noi duri e puri non ci abbassiamo a dialogare, non intendiamo inoltre sottrarre spazi già destinati ad altri né guadagnare corsie preferenziali rispetto ad associazioni che hanno chiesto spazi prima di noi». «È in atto a Macao un processo costituente, che ha tempi di elaborazione e modalità decisionali non compatibili con quelli proposti dalla giunta. Macao apprezza comunque l’apertura che l’amministrazione ha dimostrato, riconoscendo la legittimità di questo percorso. La proposta dell’ex Ansaldo - si legge ancora - rischia di innescare una modalità verticistica e competitiva, che è incompatibile con la pratica e la metodologia orizzontale e partecipativa che è nella nostra natura».
La scelta di non presentarsi però ha irritato tutti. Non solo le altre associazioni, ma lo stesso Boeri («mi aspettavo un dialogo»). Ed è arrivata perfino la scomunica di Dario Fo («un atto di presunzione»).
Comunque i compagni hanno deciso di lasciare via Galvani, aprendo il dibattito sulla necessità di un nuovo tetto. «Ci serve uno spazio, in fretta. Entro 48 ore occuperemo». La discussione si è concentrata sulle caratteristiche della nova sede.

Un certo livello di visibilità - «con la torre abbiamo fatto goal perché è un simbolo» - facile da occupare «per non commettere altri reati», sicuro «dove possiamo rimanere per tanto tempo, abbastanza grande per contenerci tutti e organizzare concerti e manifestazioni». E in rete si scatenano le proposte: l’ex Macello di viale Molise, l’ex tiro a segno di piazzale Accursio. La caccia è aperta...

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