Vincenzo Piso*
Le goffe spiegazioni fornite dal presidente di Met.Ro., Stefano Bianchi, in merito al drammatico incidente sulla linea A della metropolitana di Roma, evidenziano quanto segue: 1) le frequenze dei passaggi dei treni sulle linee delle metropolitane sono basse rispetto alla quantità dellutenza e quindi, in determinate condizioni, il sistema viene forzato per fornire più servizio; 2) per fare questo viene attivata una prassi anomala, non codificata e non permessa da alcuna normativa, per cui il segnale di rosso subisce una degradazione a «rosso permissivo» e, previa autorizzazione della sala operativa centrale, il macchinista può eludere i sistemi di sicurezza automatici e quindi procedere a una velocità non superiore ai 15 chilometri orari marciando, di fatto, a vista. In sintesi per garantire una soglia minima di servizio efficiente gli operatori della metropolitana sono costretti ogni giorno a infrangere norme e sistemi più avanzati di sicurezza, per affidarsi a una metodologia empirica, suscettibile di errori che si sono rivelati fatali. Per lustri An ha denunciato lo stato di crisi delle metropolitane di Roma che, in assenza di un forte efficientamento, hanno continuato a operare al disotto delle proprie possibilità e dei relativi standard di sicurezza. Per anni An ha sostenuto la tesi per cui, prima di parlare di linee di metropolitane futuribili, era forse il caso di investire sullesistente per portare il sistema metro a regime. Vorremmo sommessamente ricordare che negli ultimi due anni, al di là della tragedia di ieri, altri due incidenti hanno funestato lattività della metro, nei quali hanno perso la vita due ipovedenti. Dobbiamo poi chiederci come sia possibile che a Roma, a distanza di quasi 15 anni dalla prima giunta Rutelli, le metropolitane non abbiano frequenze nei passaggi pari alle metropolitane di Parigi e Londra e come mai mentre in queste due città passi mediamente un treno ogni 90-120 secondi, nella capitale dItalia, nonostante le prassi sconsiderate che hanno contribuito a provocare lincidente di martedì, non si sia mai al di sotto degli oltre 200 secondi a passaggio. Come si può giustificare un modus agendi che proprio nel momento di maggior intensità di traffico decide di eludere gli automatismi della sicurezza? Come giudicheremmo una gestione del traffico che nei momenti di maggiore caos decidesse di spegnere i semafori? È evidente, e gli ultimi drammatici fatti lo mettono scabrosamente a nudo, che siamo dinnanzi a un intero sistema gestionale che fa acqua da tutte le parti, e sul quale hanno gravato pesantemente, programmazioni e scelte errate.
(*) Vicepresidente del Consiglio comunale
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