Cè del paradossale nella polemica tra Alitalia e Ferrovie: chi si sarebbe immaginato, fino a qualche anno fa, che treno e aereo potessero competere sostanzialmente alla pari, almeno sulla regina delle tratte, la Milano-Roma? Oggi laereo sembra addirittura in trincea, accusando il treno di «concorrenza sleale» perché - dice Rocco Sabelli, ad di Alitalia - sostenuto da denaro pubblico. Ieri le Ferrovie, dopo due giorni passati ad approfondire tali affermazioni con i propri legali, sono tornate allattacco riservandosi di «utilizzare ogni strumento nelle opportune sedi per la tutela della propria immagine». Minacciano, in parole povere, di querelare Sabelli. «Incongruo o strumentale» viene definito ogni riferimento a sovvenzioni. LAlta velocità si regge sui propri ricavi - spiegano le Fs - mentre il denaro pubblico ricevuto è solo il corrispettivo contrattuale per lo svolgimento del servizio universale, che negli altri Paesi europei - insistono le Ferrovie - ha importi superiori a quelli italiani.
Anzi, lessere una società pubblica per le Fs è più un vincolo che un vantaggio: perché «soggetta a regolamentazione propria delle pubbliche amministrazioni. Sabelli non conosce tetti ai compensi dei manager, alle consulenze, alla pubblicità, non esplica gare pubbliche per lacquisto degli aerei, di materiali e forniture, non è soggetto al controllo contabile dei giudici erariali e così via».
Le Ferrovie contestano anche i dati sui ritardi riferiti da Sabelli, che sarebbero molto inferiori: e poi - ricorda una nota - sono stati rilevati nel periodo natalizio «nel quale gli aeroporti di mezza Italia erano chiusi per neve».
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