Quando due colossi della finanza mettono in fila i propri interessi dietro le quinte, scatta l'allarme della concorrenza. È quanto accaduto in Europa, dove la Commissione europea ha avviato un'indagine antitrust nei confronti di Deutsche Borse e Nasdaq, per sospetto accordo nella quotazione, negoziazione e compensazione di prodotti derivati nell'eurozona.
Le accuse sono gravi: secondo Bruxelles, le due società avrebbero stipulato accordi non soltanto per evitare di competere, ma anche per ripartirsi la domanda, fissare i prezzi e scambiarsi informazioni sensibili. L'indagine è partita dopo ispezioni a sorpresa svolte lo scorso settembre presso le sedi dei due gruppi in alcuni stati membri dell'Unione europea.
In pratica, la Commissione spiega che «accordi anti-concorrenziali possono portare alla frammentazione del mercato e avere un impatto, tra l'altro, sui prezzi e sulla qualità dei beni e dei servizi offerti, nonché sul funzionamento del mercato unico». Le regole della concorrenza «contribuiscono a garantire una concorrenza leale tra le Borse finanziarie e ad assicurare il corretto funzionamento dell'Unione dei mercati dei capitali, pietra miliare dell'innovazione, della stabilità finanziaria e della crescita nell'interesse di tutti i cittadini europei», ha dichiarato Teresa Ribera (in foto), vicepresidente dell'esecutivo Ue.
Deutsche Borse (capitalizzazione a ottobre di 39,2 miliardi) è la principale Borsa di derivati dell'eurozona, mentre il Nasdaq (capitalizzazione di 42,2 miliardi), con sede negli Stati Uniti, è un fornitore globale di servizi finanziari e tecnologici con operazioni anche in Europa. Questo non significa che sono gli unici due operatori nel Vecchio Continente, ma le loro posizioni strategiche li rendono i protagonisti assoluti nel mondo dei derivati.
In questo scenario, l'indagine prende le mosse per tutelare il mercato unico europeo: «Solo un competitivo mercato dei capitali può favorire innovazione,
stabilità e crescita», osservano le autorità. Per gli investitori, ciò significa che non è soltanto una questione di normative: si tratta di garantire che gli strumenti finanziari operino in un ambiente equo e trasparente.