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Ilva vuole 5 miliardi di danni da Arcelor

Tra il 15 e il 18 dicembre atteso il deposito della causa. Gestione Morselli nel mirino

Ilva vuole 5 miliardi di danni da Arcelor
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Nel bel mezzo del difficilissimo salvataggio dell'ex Ilva il governo è pronto a giocarsi un importante asso nella manica: la causa legale - rivista al rialzo - contro la gestione dei franco-indiani di Arcelor Mittal. Secondo indiscrezioni raccolte dal Giornale, l'atto dovrebbe essere depositato a metà mese, tra il 15 e il 18 dicembre, quindi subito dopo la nuova tornata di manifestazioni di interesse previste per l'11 dicembre. E - notizia ancora più rilevante - prevederebbe un conto molto più salato delle prime stime rivelate a metà ottobre dal ministro delle Imprese Adolfo Urso: ammonterebbe infatti a 5 miliardi la cifra di procurato danno ridefinita da Mimit e commissari che stanno gestendo l'amministrazione straordinaria. Un miliardo in più dell'iniziale perizia.

Pronta, dunque, un'azione di responsabilità, o risarcitoria, verso gli amministratori sotto la gestione Mittal, in particolare sotto la guida di Lucia Morselli, ex amministratore delegato del gruppo al momento indagata per associazione a delinquere finalizzata all'inquinamento.

L'azione presso il Tribunale di Milano riguarderà coloro che possedevano ed esercitavano le deleghe gestionali dell'azienda e non sarà coinvolta la parte pubblica Invitalia. Una mossa risarcitoria, quella di Adi (Acciaierie d'Italia in amministrazione straordinaria), che meno di un anno da quella già avviata da ArcelorMittal e anticipata su Moneta il 13 settembre scorso - verso il governo italiano attraverso un arbitrato internazionale. La contestazione di ArcelorMittal riguarda diverse vicende. In particolare, l'Italia è accusata di aver assunto decisioni che sarebbero state «arbitrarie, discriminatorie, sleali e sproporzionate, nonché contrarie alle legittime aspettative di Arcelor, causando un danno grave all'investimento dell'azienda in Italia e influendo negativamente sui suoi interessi più ampi in Europa», recita li documento.

A seguito di queste presunte violazioni Arcelor sostiene di aver perso il proprio investimento in Italia, subendo danni superiori a 1,8 miliardi. Attenzione, non si tratta però della richiesta di risarcimento di Arcelor, ma solo di una base da cui partire. Nel mirino anche l'abolizione dello scudo penale (due vicende, le ultime, che risalgono ai governi Conte I e II). Una ricostruzione che sarà rispedita al mittente con la nuova mossa legale in arrivo che si concentrerà in particolare sui danni arrecati all'attività produttiva, agli impianti, alla gestione delle risorse del gruppo, delle sue controllate e ai rapporti con i fornitori. Solo l'inizio di quella che si preannuncia una delle più grandi battaglie legali-industriali d'Italia. Intanto ieri, mentre continuano le proteste dei lavoratori da Genova a Taranto, i sindacati sono tornati a chiedere un tavolo urgente alla presidenza del Consiglio. All'unanimità il Consiglio regionale della Liguria ha approvato un ordine del giorno che impegna la Giunta Bucci «a chiedere al governo un nuovo piano industriale che preveda un intervento pubblico». In parallelo, è emerso che secondo il decreto legge n.

180, «Misure urgenti per assicurare la continuità operativa degli stabilimenti ex Ilva», pubblicato nelle scorse ore sulla Gazzetta Ufficiale, l'integrazione del trattamento economico alla cigs costerà 8,6 milioni per l'anno 2025 e 11,4 milioni per l'anno 2026.

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