
In uno scenario globale di "incertezza che rimane elevata", l'Fmi alza le stime per l'Italia nonostante i dazi. Il Pil 2025 sale a +0,5%, ovvero 0,1 punti percentuali in più rispetto alle previsioni di aprile, mentre resta invariata a +0,8% la crescita per il 2026. Questo quanto emerso dall'aggiornamento del World Economic Outlook. Buone notizie anche per la Germania - +0,1% rispetto allo stallo previsto ad aprile – mentre non è stata segnalata alcuna revisione per Francia (+0,6%) e Spagna (+2,5%).
L’Fmi ha alzato le stime di crescita globali: rispetto ad aprile, il Pil del 2025 viene rivisto al rialzo al 3%, +0,2%, mentre quello del 2026 al 3,1%, +0,1%. Le nuove previsioni non tengono conto dell’intesa tra Ue e Usa sui dazi, ma le stime del Fondo avevano come presupposto uno scenario di base che vedeva imposte americane attorno al 17%, più o meno sui livelli effettivamente concordati.
Vietato abbassare la guardia. Come evidenziato dagli esperti dell'Fmi, un ritorno "a livelli tariffari effettivi più alti potrebbe indebolire la crescita": "L'incertezza elevata potrebbe iniziare a pesare maggiormente sull'attività economica. Le tensioni geopolitiche potrebbero interrompere le catene di approvvigionamento globali e spingere al rialzo i prezzi delle materie prime". E ancora: "Deficit fiscali più ampi o un aumento dell'avversione al rischio potrebbero far salire i tassi d'interesse a lungo termine e inasprire le condizioni finanziarie globali. Insieme alle preoccupazioni legate alla frammentazione, ciò potrebbe riaccendere la volatilità nei mercati finanziari".
"La resilienza dell'economia globale è positiva, ma anche fragile. Sebbene lo shock commerciale possa rivelarsi meno grave di quanto inizialmente temuto, resta comunque significativo e si moltiplicano le evidenze del suo impatto negativo sull'economia globale", le parole di Pierre-Olivier Gourinchas, capo economista dell'Fmi.
Come evidenziato in precedenza, a proposito del dossier dazi Gourinchas ha evidenziato che “questi accordi commerciali porteranno i dazi effettivi degli Usa con altre regioni del mondo in prossimità a quanto assumevamo nel nostro scenario di base di questo aggiornamento di luglio”. “Per ora non vediamo grandi cambiamenti rispetto al 17% di dazi pronosticato, potrebbe essere un po' sotto, un po' sopra.
Da questa prospettiva, le nostre previsioni di base restano molto dove le vedevamo 10 giorni fa" ha aggiunto, rimarcando che c’è inoltre "un aspetto rilevante degli accordi commerciali: se porteranno una certa dose di certezza sul commercio. Questo ci vorrà tempo per valutarlo, quindi la situazione ancora molto da definire”.