
Il Green Deal? “La più grande cavolata mai fatta”. Non ha utilizzato troppi giri di parole Emanuele Orsini. Protagonista al 42esimo Salone Internazionale della Ceramica per l'Architettura e dell'Arredobagno, organizzato da Cersaie e in corso a Bologna, il presidente di Confindustria – da “europeista convinto” – ha invocato “un patto di responsabilità sociale tra tutti i partiti” in Europa, stroncando senza mezzi termini il patto verde: "La posizione del governo la conosciamo e siamo tutti d'accordo che il Green Deal è la più grande cavolata che potevamo fare. Quando noi facciamo impresa, quando si lancia un prodotto, si studia l'impatto del prodotto. In Europa non è stato fatto lo studio di impatto di una misura che hanno pensato".
Giudizio negativo anche da parte del ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso: "Noi abbiamo sollecitato la Commissione europea a rivedere le politiche del Green Deal che mortificano questo settore che si fa largo nel mondo e tutti i settori, i comparti che più ne hanno bisogno, cioè le industrie energivore come la siderurgia, la chimica, la carta, il vetro e appunto la ceramica, proprio perché sono i settori che più di altri hanno bisogno degli incentivi per continuare sulla strada, per accelerare sulla strada della decarbonizzazione, del risparmio energetico, dell'innovazione come hanno saputo fare le industrie della ceramica (2:10) che sono diventate leader nel mondo, orgoglio del Made in Italy, è un esempio e un modello di quello che noi stiamo facendo a livello internazionale con la forza, con la capacità delle nostre imprese e dei loro lavoratori". Sulla stessa lunghezza d’onda il titolare degli Affari europei Tommaso Foti: "Debbo dire che in realtà i manifesti ideologici non portano bene e il Grean Deal è nato come un manifesto ideologico e continua allo stato a rimanere un manifesto ideologico".
Nel corso del suo intervento sul palco dell’evento bolognese, Orsini si è soffermato sulla promozione di Fitch: "Bene che sia migliorato, perché migliorando il rating secondo me dai conti che abbiamo fatto noi abbiamo risparmiato circa 7 miliardi. Il vero tema è che oggi bisogna mettere l'industria al centro, quello che noi stiamo chiedendo da un po’ di tempo è che ci sia un piano industriale comunque di tre anni e che non sia una visione solo al breve". “Questo Paese deve capire che ce la può fare" ha aggiunto il numero uno degli industriali, che ha poi messo in guardia sul fatto che "ci sono misure che stanno scadendo, perché Industria 4.0 scade e 5.0 scade".
Per quanto concerne la legge di bilancio, Orsini ha rimarcato che Confindustria sta lavorando “in modo concreto” con il governo.
Le imprese vogliono “lavorare e fare la propria parte”, ha aggiunto: "Piano da 8 miliardi? Ad oggi serve anche capire sulle risorse rimaste dal Pnrr e sulla capacità di rimodularle. Il Modello Zes al sud ha funzionato, ha fatto sì che il sud abbia fatto da traino al nord. Quando veniamo sollecitati, ci siamo per migliorarci".