Successioni, si va verso la tassa unica

Il governo studia le nuove regole su eredità e donazioni. I trust al centro della semplificazione

Successioni, si va verso la tassa unica

Successioni e donazioni, si cambia. Oggi in Consiglio dei ministri arriva la bozza del decreto legislativo che fisserà le nuove regole sui trasferimenti di ricchezza derivanti dai trust, con la possibilità di detrarre le imposte pagate all’estero. Diremo addio all’imposta di bollo, a quelle ipotecaria e catastale, ai tributi speciali catastali e alle tasse ipotecarie: saranno sostituite da un tributo unico, «eventualmente in misura fissa», secondo una fonte del Mef. Tra le novità spunta anche la «dichiarazione di successione precompilata» per semplificare gli adempimenti degli eredi e dei professionisti che li assistono.
La novità più rilevante riguarda i trust, già in parte agevolati dalla disciplina «dopo di noi» per facilitare i passaggi generazionali (famosi quelli fatti da Luciano Pavarotti o da Enzo Ferrari). Così come i cosiddetti patti di famiglia - articoli 768-bis e seguenti del Codice civile - il trust (previsto dalla legge 364 del 1989) è lo strumento giuridico attraverso cui i beni di un soggetto vengono conferiti a un altro soggetto che li amministra nel suo interesse.
Nella bozza che ha visionato il Giornale, si legge che qualora chi dispone il trust sia residente in Italia al momento della separazione patrimoniale, l’imposta è dovuta per tutti i beni e diritti trasferiti ai beneficiari. Se invece non è residente, l’imposta sarà dovuta solo sui beni e diritti presenti nel territorio dello Stato. La cessione di aziende o rami di esse, di quote sociali e di azioni non sarebbe soggetta a imposta, a condizione che si mantenga il controllo per un periodo non inferiore a cinque anni dalla data del trasferimento.
«Ad appena un anno e mezzo dalla circolare 34/E dell’Agenzia delle Entrate che recepisce l’orientamento della Cassazione sulla tassazione “in uscita” arriva finalmente una legge che tassa solo le assegnazioni a favore dei beneficiari», commenta al Giornale Fabrizio Vedana, esperto di trust, partner e amministratore di Across Family Advisors, secondo cui «il testo consolida la disciplina fiscale e fornisce ad avvocati, commercialisti e family office la certezza, sia sul piano giuridico che fiscale, di poter suggerire l’utilizzo di uno strumento duttile e dinamico».
Il tema delle successioni e delle donazioni è centrale. Le imposte di successione in Italia nel 2021 hanno garantito un gettito pari solo allo 0,05 per cento del Pil, un terzo della media del campione di Paesi, niente in confronto al gettito di Francia e Belgio, sopra lo 0,70% del Pil, visto che l’imposta prevede delle esenzioni, le quali variano in base al grado di parentela tra l’erede e il defunto. Si parte dal 4% sopra un milione di euro per parenti in linea retta o coniugi, si passa al 6% sopra i 100mila euro per fratelli e sorelle, senza franchigia per gli altri parenti mentre per tutti gli altri soggetti l’aliquota è l’8%. Negli altri Paesi Ue le aliquote sono quasi tutte più alte e scattano a franchigie più basse.
C’è anche una novità che riguarda i trust testamentari. Chi dispone la successione potrà versare il tributo anche in modo volontario e anticipato, al momento del conferimento dei beni ovvero dell’apertura della successione. A differenza di oggi, l’imposta sarà liquidata e versata direttamente dal contribuente, senza attendere la liquidazione e l’invio dell’avviso dell’Agenzia delle Entrate.
Stesso discorso sulla donazione: sarà possibile detrarre le imposte pagate all’estero «in dipendenza della stessa donazione e in relazione ai beni esistenti», mentre invece dovrebbe restare sostanzialmente inalterata la disciplina delle liberalità, con un’aliquota dell’8%. Il modello di dichiarazione di successione è già stato aggiornato a gennaio, in risposta agli adeguamenti apportati dall’Agenzia delle Entrate che si è allineata agli orientamenti prevalenti.
Secondo una recente ricerca di Istat e Bankitalia, alla fine del 2021 la ricchezza netta delle famiglie italiane, è pari a 10.422 miliardi di euro (il 20% circa è in mano a quelle lombarde) ed è superiore alla media europea, anche se la sua distribuzione è disomogenea. Il nostro Paese invecchia più velocemente di altri, con poca inclinazione a fare testamento, tanto che secondo un’altra simulazione di Evaluation Lab della Fondazione Giordano dell’Amore (Fondazione Cariplo), tra il 2030 e nel 2040 ci sarebbero tra 20,8 e 88,1 miliardi di euro di patrimoni teoricamente senza eredi.

Qualche anno fa M5s presentò due emendamenti che avrebbero cancellato di fatto il diritto di successione, modificando radicalmente il Codice Civile, con l’obiettivo di monetizzare subito i beni donati per anticipare l’eredità ma eliminando così le tutele concesse ai cosiddetti eredi legittimari, trasformate in una sorta di «diritto di credito» teoricamente impossibile da esigere senza atti notarili o assicurazioni sul bene donato.
Secondo un recente report di Fiscal Focus, a causa del combinato disposto denatalità/invecchiamento, da.

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